Come parla il narcisista conversazionale
Una frase ricca di insegnamenti attribuita al poeta statunitense Robert Frost recita:
Metà della popolazione mondiale è composta da persone che hanno qualcosa da dire ma non possono. L’altra metà da persone che non hanno niente da dire e continuano a parlare.
Tra quelle che hanno nulla o poco da dire ce n’è una che spicca, un archetipo che scopriremo insieme.
Anche tu lo hai incontrato, almeno una volta, quest’estate o tempo fa.
Fa così, non è difficile riconoscerlo:
- si impossessa della conversazione e si dilunga su dettagli personali
- si pavoneggia ed occupa l’intero spazio dell’interazione verbale
- finge o crede davvero di essere più importante di quanto lo sia realmente
- appiccica frettolosamente etichette a persone, cose e situazioni
- il pronome personale IO è il suo … amore
È lui, o lei, il narcisista conversazionale.
Quell’essere umano che proprio non riesce a parlare con gli altri. Ma agli altri.
Che si muove come un aeroplano nella conversazione: sorvola ciò che dici per richiamare l’attenzione solo su ciò che dice.
Tira fuori il suo smisurato IO per declinarlo nelle più svariate forme: Io so, Io faccio, Io penso, Io ho visto, Io sono e avanti di questo passo.
Il narcisista conversazionale è alla ricerca più o meno velata e più o meno conscia dell’impareggiabile moneta della società odierna: l’attenzione.
Nelle interazioni verbali, non lascia o lascia poco spazio agli altri e il suo è spesso più un monologo che un dialogo.
Di narcisismo conversazionale se n’è occupato il sociologo Charles Derber nel suo The Pursuit of Attention definendolo
un desiderio, spesso sottile e inconscio, d’impadronirsi della conversazione, di parlare più dell’interlocutore.
In altre parole, il narcisista conversazionale ci mette dentro la conversazione se stesso e fa del suo meglio per spazzare via il resto: gli altri interlocutori e tutto ciò che oscura l’IO e le sue IO-centriche declinazioni.
Derber chiama risposta deviante la risposta tipo del narcisista conversazionale. Sono le risposte con le quali riporta continuamente l’attenzione verso sé stesso.
Un esempio:
Anna: Non ho dormito per niente stanotte.
Mario: Davvero? Io, invece, ho dormito alla grande. Lo sai che questo weekend mi è arrivato il nuovo materasso? È stra comodo.
Mario, il narcisista conversazionale, nel nostro esempio sposta l’attenzione sulla propria esperienza e non si dimostra interessato alle parole di Anna.
L’identikit del narcisista conversazionale
Completiamo l’identikit del narcisista conversazionale:
- ha una marcata propensione al protagonismo
- è chiacchierone: parla delle sue esperienze positive o negative e vuole disperatamente attirare l’attenzione sulle proprie vittorie o sfortune
- è privo di tatto e non sa ascoltare
- ignora il contesto e interrompe l’interlocutore
- spesso risponde spazientito alzando la voce.
- ha sempre pronta la sua risposta prediletta: Beh, (io) son’ fatto/a così.
Insomma, il narcisista conversazionale ha un incontenibile bisogno di stare al centro, di essere ammirato e adulato.
Come difendersi dal narcisista conversazionale?
Distraendolo volontariamente.
Ad esempio, guarda l’orologio e tutto a un tratto ricorda un presunto appuntamento: Oh, tutto quelle che dici è molto interessante, ma devo proprio andare …
Oppure: appena accesa la spia rossa di un potenziale attacco narcisistico-conversazionale lascia cadere qualcosa (una penna, la maglia), raccoglila e inserisci nell’inevitabile pausa una scusa e un saluto per svignartela al più presto.
Un consiglio: evita di entrare in disaccordo con il narcisista conversazionale, è la strada più sicura per sprofondare nelle tenebre del Tu hai torto ed io ho ragione.
Per riconoscere il narcisista conversazionale ci vuole una buona dose di consapevolezza: linguistica, emotiva e comportamentale.
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Lucian