Come migliorare la comunicazione
Abbiamo manuali d’uso per elettrodomestici e aggeggi smart, ma ce ne manca uno per il più potente congegno mai concepito nell’universo: il cervello.
Vediamo di rimediare.
Il cavaliere seduto in groppa a un elefante
Una metafora di straordinaria forza evocativa per pensare alla nostra mente è quella di un cavaliere seduto in groppa a un elefante.
Il cavaliere rappresenta la ragione e fa del suo meglio per guidare l’elefante che rappresenta il nostro nucleo emotivo, ma l’elefante è grosso e potente e ha la sua, di volontà.
Rispetta, sì, i comandi del suo guidatore, ma solo quando non sono in conflitto con i suoi desideri.
In altre parole: la parte razionale di noi consiglia e guida il nostro nucleo emotivo, ma se la ragione entra in competizione con l’emozione, quest’ultima vince quasi sempre.
La metafora del cavaliere in groppa all’elefante (the rider and the elephant) è stata proposta dallo psicologo sociale Jonathan Haidt nel suo libro Felicità: un’ipotesi (edizione inglese The Happiness Hypothesis).
Ora, facciamo un passo indietro.
Il cervello trino
Tutti noi conosciamo il cervello trino: tre strutture diverse con età evolutive diverse e con funzioni e specializzazioni molto diverse.
È la celeberrima distinzione operata negli anni ‘70 da Paul Mclean, che ha completamente rivoluzionato il nostro modo di pensare e vedere l’architettura e il funzionamento del nostro cervello.
Il cervello rettiliano
Da un punto di vista evolutivo, la prima struttura cerebrale è il cervello rettiliano, con la sua età di tutto il rispetto: circa 300 milioni di anni. È responsabile delle funzioni base del nostro corpo: respirazione, battito cardiaco, il mantenimento della temperatura corporea ecc.
Il cervello rettiliano è la struttura cerebrale che abbiamo in comune sia con i rettili che con i mammiferi.
Il sistema limbico
La seconda struttura cerebrale ricevuta in dono dall’evoluzione circa 200 milioni di anni è il sistema limbico. Questa parte del cervello è comune a tutti i mammiferi.
Il vantaggio procurato dal sistema limbico è la nostra capacità di creare legami affettivi o connessioni emotive con altri esseri umani.
In concreto, i serpenti e i rettili vivono in solitaria, i mammiferi vivono in gruppi e hanno cura gli uni degli altri.
La neocorteccia
Infine, la terza e la più nuova struttura cerebrale apparsa circa 150 mila anni fa è la neocorteccia.
La neocorteccia è responsabile di tutte le funzioni cognitive superiore o esecutive: coscienza di sé, immaginazione, empatia, morale, la capacità di viaggiare nel tempo e nello spazio, il pensiero astratto, la comunicazione verbale.
Torniamo al cavaliere e all’elefante, la metafora proposta da Haidt.
Ragione ed emozione
Lo psicologo americano paragona le prime due strutture cerebrali, il cervello rettiliano e il sistema limbico, a un elefante, e la terza, la più recente, la neocorteccia, al cavaliere in groppa all’elefante pronto ad accompagnarlo e guidarlo.
Il cavaliere – la ragione – è flessibile, aperto alle novità, ha una buona capacità risolutiva, è focalizzato sul pensiero positivo e sul futuro.
Dal canto suo, l’’elefante – l’emozione – è rigido, abitudinario, disinteressato al nuovo, risolve problemi semplici ma molto importanti, è molto sensibile alle minacce ed è concentrato sul presente.
Anche se la differenza di età e di forza è a favore dell’elefante (300 milioni anni verso 150 mila anni) i due fanno una squadra speciale.
Quando l’elefante si sente al sicuro lascia il cavaliere alla guida dandogli così la possibilità di usare tutte le sue super abilità menzionate sopra.
Fight – Flight – Freeze
Tuttavia, quando appaiono le minacce appare anche l’inversione emotiva: l’elefante torna alla guida e compie la sua missione biologica, la sopravvivenza.
Come?
Come ha imparato e si è allenato per milioni di anni: attiva la reazione automatica
- Fight
- Flight
- Freeze
Ci prepara così per combattere (fight) la minaccia reale o presunta, oppure per scappare (flight) da essa, oppure ancora per raggelarsi (freeze) con la speranza che passi senza conseguenze.
Come migliorare la comunicazione e le relazioni
I veri problemi nella comunicazione e nelle relazioni appaiono quando qualcosa di ciò che diciamo spaventa l’elefante del nostro interlocutore.
Intimorito, l’elefante non è in grado di distinguere la minaccia sociale dalla minaccia di vita e di morte e attiva lo stesso meccanismo: fight-flight-freeze.
Ad esempio, in una conversazione ci viene detto che non siamo riusciti a fare bene un determinato compito e noi ci sentiamo sotto attacco e ci mettiamo sulla difensiva: non ascoltiamo più e mentre lui o lei parla, ci prepariamo mentalmente i nostri argomenti per iniziare il contrattacco.
Oppure ci allontaniamo dalla conversazione, ci ritiriamo in noi stessi e non siamo più interessati a ciò che ci viene detto.
Oppure, ancora, ci blocchiamo e non riusciamo più a mettere in ordine i nostri pensieri.
Ti è mai capitato?
Quindi, il nostro primo interesse nella comunicazione, come dimostrato ampiamente dalle neuroscienze, è far sentire al sicuro l’elefante del nostro interlocutore.
Come?
Scopri questi cinque consigli pratici per far sentire sempre al sicuro l’elefante del tuo interlocutore.
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Lucian