Le parole, dove stanno?

Aggiornato: 20 Luglio 2023

Le parole, dove stanno?

Le parole, dove stanno?

Le parole, dove stanno? Questi meravigliosi strumenti di relazione ed interazione tipicamente umani, dove li troviamo?

Da dove le prendiamo per dialogare con noi stessi e con gli altri? Come e dove si formano quando dialoghiamo con noi stessi e con gli altri e quando vogliamo argomentare o convincere noi stessi e il mondo circostante?

Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita.

Federico Fellini

Le parole sono dappertutto nel nostro cervello, com’è stato dimostrato dai più recenti studi scientifici sul linguaggio umano.

Andiamo per ordine.

Le parole, le troviamo nel cervello razionale: quella parte significativa della nostra cabina di comando che ci ha portati passo per passo, a piccoli passi dalla caccia alla cucina, dalle caverne ai loft in cima ai grattacieli, dalla natura alla cultura.

Sono, quindi, nella neocorteccia che rappresenta circa 85% del cervello, più che sufficiente per far prendere vita e volo le associazioni di idee, le invenzioni, i sogni dei poeti, degli artisti, degli scienziati e degli innamorati.

Le aree principalmente coinvolte nel linguaggio sono localizzate nell’emisfero sinistro, in particolare nell’area di Broca e nell’area di Wernicke.

La prima, l’area di Broca, elabora e produce il linguaggio in uscita, verso chi ci sta di fronte e – si spera sempre – ci ascolta: interlocutore o platea, parenti o amici, partner o juniors.

La seconda, l’area di Wernicke, è coinvolta nell’elaborazione e nella comprensione del linguaggio in entrata: le parole che arrivano da chi ci ascolta, interlocutore o platea, parenti o amici, partner o juniors.

Queste due aree del cervello umano sono connesse tra di loro da un particolare percorso neurale chiamato fascicolo arcuato.

Le parole nascono qui, in queste due aree del cervello.

Il resto è contesto: il significato che attribuiamo alle parole che sentiamo e pronunciamo è mediato non solo dalla conoscenza linguistica, ma anche e, a volte, soprattutto, dalla conoscenza extralinguistica che possediamo.

Mi riferisco a come diciamo ciò che diciamo: quell’insieme di informazioni che ci aiutano a percepire l’implicito, a trovare significato nelle espressioni metaforiche e divertirsi con i giochi di parole; a percepire le emozioni, così cariche di significati in ogni scambio discorsivo.

Un interessante esperimento realizzato alcuni anni fa da un gruppo di scienziati dell’Università della California, Berkeley, e pubblicato nella prestigiosa rivista scientifica Nature, rivela la presenza di una mappa semantica che si estende su tutta la superficie del cervello.

Per due ore, i ricercatori hanno seguito con l’aiuto della risonanza magnetica, l’attività cerebrale di alcuni volontari che ascoltavano delle storie. Monitorando il flusso sanguigno nel cervello, gli studiosi hanno potuto tracciare una mappa con le aree che rispondono ai significati delle parole.

Con questo esperimento, i ricercatori hanno potuto osservare come diverse parole possono attivare diverse parti del cervello e in entrambi gli emisferi per poter concettualizzare correttamente i loro molteplici significati.

Per esempio: la parola “superiore” (“top”, in inglese) determina l’attivazione di diverse aree del cervello che ci aiutano ad associare significati diversi in relazione ad abbigliamento e apparenze, in relazione a numeri e misure, oppure a posti ed edifici.

Un altro esempio: una minuscola parte del cervello risponde a parole diverse come moglie, mamma, famiglia, incinta raggruppate nell’area concettuale “sociale”.

Sembra che il cervello immagazzini i significati delle parole in macro aree concettuali che i ricercatori hanno raggruppato in corpo, numeri, posti, persone, tempo, sociale ecc.

Gli scienziati dell’Università di California hanno anche scoperto come cervelli differenti rispondono fondamentalmente in maniera identica.

Mettendo a confronto l’attività cerebrale dei volontari coinvolti nell’esperimento, hanno potuto osservare che le aree concettuali sono situate per lo più nelle stesse parti del cervello di tutti coloro che hanno preso parte al test.

Questo esperimento ha permesso di mappare per la prima volta e in maniera molto accurata l’insieme dei significati che custodiamo nella nostra mente. Si tratta di un vero sistema semantico del cervello umano che rivela così la sua estesa e sofisticata attività all’incontro con le parole.

Il linguaggio umano è indubbiamente la più significativa “conquista” compiuta dall’essere umano. È ciò che ci rende essere pensanti, fucine di idee e avidi creatori.

La conoscenza linguistica insieme alla conoscenza extralinguistica custodita nella nostra mente ci rende ciò che siamo: creature uniche dotate di straordinaria forza, purtroppo non sempre e non da tutti pienamente esplorata e valorizzata.

4 idee per ampliare il tuo vocabolario

Perché idee ed invenzioni, sogni e speranze, traguardi e obiettivi possano prendere vita e volo è necessario nutrire il nostro cervello con del buon cibo.

Ma come la vita di tutti giorni ce lo mostra non è per niente facile. Dentro e fuori dal web, nei dibattiti televisivi, sulle cronache dei quotidiani e sui feed dei nostri profili social, quando si tratta di parole è un attimo riscaldarsi, alzare la voce, parlare tutti insieme, invece che a turni, e persno offendersi.

Ecco le 4 idee semplici, ma non facili, per stimolare il cervello con del nutrimento cognitivo di alta qualità, ampliare il proprio vocabolario ed espandere la mappa semantica presente nella propria mente.

Leggere

Leggi, il sapere genera sapere, proprio come gli interessi composti.

Scrivere

Tieni un diario: la scrittura, oltre al suo potere terapeutico, aiuta ad afferrare e fissare meglio nella mente concetti, idee e significati.

Ascolta e osserva

Ascolta e osserva anche ciò che non viene detto: il contesto è fondamentale e ricco di indicazioni preziose utili per un proficuo scambio discorsivo.

Non rifuggire a una discussione, ma sii disputator cortese.

Prima di espandersi nel complesso sistema semantico della nostra mente, le parole, quindi, dove stanno?

Nei luoghi che contano: nelle letture che scegliamo, nei viaggi e negli incontri che facciamo, nellle conversazioni e nei dibattiti a cui partecipiamo, nei film e nelle mostre che vediamo, nei musei che visitiamo e nelle esplorazioni introspettive che intraprendiamo.

Le parole stanno in molti luoghi attorno a noi, ma sono invisibili se scegliamo di non vederle.

Tuttavia, per stimolare il pensiero abbiamo bisogno di parole.

Più ne abbiamo, più sfumature della realtà possiamo cogliere ed esprimere.

Più parole sappiamo, più liberi siamo.

Lucian Berescu

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