7 lezioni di vita che ho imparato da mia figlia

Aggiornato: 9 Marzo 2023

7 lezioni di vita che ho imparato da mia figlia alla splendida scuola della genitorialità

7 lezioni di vita che ho appreso alla splendida scuola della genitorialità

Questo è un post diverso dal solito: ti parlerò delle lezioni di vita che ho appreso alla splendida scuola della genitorialità e del legame con mia figlia, invece che del mio rapporto con la retorica.

Da lei e con lei ho imparato queste 7 meravigliose lezioni di vita che oggi desidero condividere con te.

Poiché non sanno ancora leggere, soprattutto nei primi anni di vita, i bambini non hanno altra fonte di informazioni che l’osservazione e l’imitazione.

Nessia Laniado

Mia figlia compie sette meravigliosi anni.

Un traguardo importante per lei, un traguardo altrettanto importante per me. Ne abbiamo fatte di cose e imparate di lezioni in questi sette anni. L’uno dall’altra e insieme dalla vita.

Faccio un bilancio e condivido con te, attuale o futuro genitore e llenatore discorsivo, sette meravigliose lezioni di vita che ho imparato insieme a mia figlia.

Continua a leggere, sono certo che troverai spunti  e ispirazione per fare meglio ciò che stai facendo o ti appresti per fare: il papà.

La 1° lezione: Crescere

Questa è una lezione premium, ci accedi su invito e vestito da genitore. Crescere insieme ai propri juniors è come percorrere un sentiero esclusivo, irripetibile: a piccoli passi, incerti all’inizio, più sicuri non appena ci prendi gusto e abitudine. Proprio come i passi di mia figlia che mi tornano in mente quando incontro un ostacolo.

Siamo cresciuti insieme, padre e figlia: camminando, cadendo, rialzandoci, parlando, leggendo, scrivendo, raccontando. Discutendo e litigando. Scoprendo come fare pace. Esplorando noi stessi e il mondo.

La strada per diventare un genitore migliore – come ogni cammino che porti a una crescita personale e all’impadronirsi di una capacità nuova – comincia con un autoesame.

John Gottman

La più grande dimostrazione di tenacia e costanza che io abbia mai visto?

La sua determinazione nell’impegnarsi in tutte quelle attività di ordinaria quotidianità. Quelle che noi, in età adulta, diamo per scontato: mangiare, vestirsi e camminare da sola. Scrivere, leggere e smanettare: da sola. Andare in bicicletta, anche: da sola.

Ci sono riuscito, papà! lei, di fronte a una nuovo conquista … Certo tesoro!, io, meravigliato.

È stato facile? Per niente. Né per lei a voler imparare. Nè per me a voler lasciarla imparare. Abbiamo imparato a crescere e non c’è soddisfazione più grande per me, genitore, dell’essere cresciuto insieme a lei.

La 2° lezione: Giocare

Carotina. Il bruco. La tartaruga. Il pulcino. I cubetti. Il puzzle. La chitarra e il pianoforte. L’oca. Monopoly. Memory. Patatrac. Vocabolando. Il primo dizionario.

Far parlare i peluche. Vestire e svestire le bambole. Disegnare. Colorare. Tagliare e ritagliare. Fare il principino. Il ballerino. Lo sciocchino. Il monellino. Il birbantino.

Ho popolato il mio universo con molte delle attività di mia figlia. Alcuni giochi, li ho riscoperti. Molti, invece, mi erano sconosciuti e li ho scoperti insieme a lei.

Ho riso e pianto insieme alle sue bambole, ho parlato e saltato insieme ai suoi peluche: Mîr, Bop, Zeus, Clopoțel, Gianni, Calinou, Cuoricina, Daisy, Buffle. Sono solo alcuni dei cittadini del Regno del Gioco dove ogni gioco è una cosa seria e ogni cosa seria è molto divertente.

La 3° lezione: Ridere

Dove ogni gioco è una cosa seria, ogni cosa seria è molto divertente. E dove c’è divertimento, c’è riso.

La sua risata spensierata e contagiosa? Un infuso di vitalità. Tornar bambini ogni giorno per un po’ è stato liberatorio.

Che ridere fa bene è scientificamente dimostrato e noi abbiamo fatto bene a ridere. A casa, per strada, nel parco, in vacanza, in aereo, nei treni, in auto, a tavola, al cinema, al teatro, dai parenti e in giro per il mondo.

Abbiamo riso tanto, con e senza motivo. Prendendo in giro, bonariamente, noi stessi e il mondo. Abbiamo lasciato che il buon umore accompagnasse il nostro cammino.

Perché ridere fa bene. E fa crescere.

La 4° lezione: Guidare

Questa lezione è stata davvero impegnativa. Guidare la propria vita è un conto. Guidare la tua, di vita, e quella della tua prima junior è tutta un’altra musica.

Ho affrontato, non senza timore, gli alti e i bassi dello sconosciuto ruolo genitoriale. Mi sono messo in gioco e ho riorganizzato il mio mondo interiore e quello circostante. Per scoprire come si fa a imparare, sbagliare, chiedere scusa, cadere, rialzarsi, ripartire. Da genitore.

Proprio come faceva lei, alle prese con i suoi primi passi, le prime forchettate o le prime parole. Lei esplorava e imparava come guidare il suo corpo, i suoi gesti, il suo comportamento. Io esploravo e imparavo come essere guida e punto di riferimento per lei, abitante del mondo di domani.

La 5° lezione: Essere più consapevole

Sono diventato più consapevole in questi sette anni, dei miei punti di forza e dei miei limiti. Sono diventato più esigente di prima. Ma anche più tollerante, con me stesso, in primo luogo.

Mi sono messo alla prova in diverse attività che non immaginavo potessero conquistare la mia attenzione. E ho superato quell’apparente senso di inadeguatezza di fronte al nuovo ruolo assunto sette anni fa: di genitore, prima, e poi di guida e di allenatore discorsivo. Situazioni e ruoli che non sai di poter affrontare, che non sai come affrontare.

La sorpresa? Scoprire di piacerti e di riuscirci, con entusiasmo e maggiore consapevolezza.

La 6° lezione: Consolare

Consolare è una cosa seria. Consolare con empatia è una cosa ancora più seria.

Un giorno abbiamo vissuto un momento drammatico: stavamo giocando e ho staccato involontariamente la testa del simpatico orsacchiotto di nome Clopoțel.

Stavo per scoppiare a ridere alla vista dello sguardo di Clopoțel “appeso” alla sua testa buffa e dondolante. Se nella mia mente da adulto la scena suscitava ilarità, nel mondo di mia figlia la stessa scena si dimostrò una tragedia. Iniziò a piangere: un fiume di lacrime si stava riversando su uno dei suoi amati giocattoli, accidentalmente decapitato.

Fu terribile. Per lei come per me. Ho capito che per fare bene il genitore, dovevo sforzarmi di guardare il mondo con i suoi occhi.

Mi colpì profondamente la sua sofferenza ed entrai in modalità consolazione. Una volta le dicevo “Ma dai, non ti preoccupare”, ora invece le dico “Capisco e mi dispiace, sistemiamo subito e vedrai che starà meglio”.

Per consolare ci vuole empatia. Comprensione. Esercizio. Non solo per aiutarla a superare momenti come questi, ma anche per far scappare i draghi notturni e per incoraggiarla dopo una caduta in bici.

Imparare a consolare: una lezione di vita.

La 7° lezione: Essere paziente

Questa è stata una lezione difficile. Anche la pazienza ha bisogno di una raddrizzata quando si diventa genitore. Richiede un distacco totale dalla visione adulta del mondo.

Essere paziente, da genitore, significa cambiare ritmo. Ed è quello che ho fatto: per entrare in sintonia con lei e meglio comprendere i suoi, di ritmi.

Ho imparato ad attendere. A rallentare e a riordinare gli impegni adulti per evitare di urtare i tempi naturalmente più lunghi della sua spensierata infanzia.

Ho imparato a rispettare i suoi tempi e mi sono autoeducato a non fare le cose al posto suo.

I suoi tempi di oggi erano i tempi che avevo io, tu e tutti noi alla sua stessa età. Il guaio è che spesso ce lo dimentichiamo.

Ecco le lezioni che ho insegnato io a mia figlia in cambio delle sue sette:

  • Le parole sono importanti: ognuno fa quel che può con le parole che ha 
  • Là, fuori, c’è un mondo tutto da scoprire, esplorare, mordere, gustare, conquistare
  • Ogni mattina, al risveglio it’s time to rise, it’s time to shine

Siamo passati da parole storpiate tipo “ti faccio vedere pome si fa”“mi sono nascondato” e “ho morduto” a pensieri sorprendenti come “papà, ogni problema ha una soluzione”“l’ordine fa sempre bene”“il tempio del sapere” (le maestre sarebbero molto fiere a sentirla parlare così della scuola) e un’impressionante gamma di sguardi, sorrisi e faccine per farmi fare quello che vuole lei.

Certo, quell’infuso periodico di retorica se l’ha dovuto “bevere” più o meno da quando ha cominciato a pronunciare le prime parole. Da allora, l’ho spesso accompagnata nella Palestra delle Parole e guidata nei suoi allenamenti quotidiani.

“Non sei stata abbastanza convincente” è la seconda frase più sentita dopo “Le parole sono importanti”.

Lo scopo: incoraggiarla ad argomentare il suo punto di vista e stimolarla a motivare le sue richieste.

Il risultato? Ora, ci ha preso gusto e persuadere per lei è diventato un gioco da ragazze, letteralmente 😉

In questi splendidi sette anni, ho provato in tutti i modi a stuzzicare la sua curiosità. Per incoraggiarla ad esplorare il suo mondo interiore e a scoprire quel mondo là, fuori, ricco di sfide e tutto da gustare, mordere e conquistare.

Ogni mattina continuo a dirle: “it’s time to rise, it’s time to shine, my little girl”.

Il suo settimo compleanno è un traguardo importante per lei ed è un traguardo importantissimo per me.

Siamo diventati grandi ormai …

Lucian Berescu

Foto: dall’archivio personale

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