La crescita personale spiegata ai figli: un mantra e 8 strategie
Tutte le case dovrebbero avere un mantra.
Il nostro, di Chiara e Marco, i miei 2 juniors, e mio è Live Well. Laugh Often. Love Much che in italiano si può tradurre così: Vivi bene. Ridi Spesso. Ama tanto.
È entrato nella nostra quotidianità famigliare con l’orologio che vedi nella foto.
Il mantra è riportato sul quadrante dell’orologio appeso al muro, in bella vista, appena sotto le due lancette che ci ricordano con il loro implacabile tic-tac che cosa possiamo fare 1440 minuti al giorno, 8760 ore all’anno.
Non è difficile diventare padre. Essere un padre: questo è difficile.
Wilhelm Busch
Ce lo ricordiamo a vicenda, spesso: per abitudine, per scherzo, quando siamo ben disposti e quando siamo giù di corda.
Soprattutto quando siamo giù di corda.
Anche il nostro, come ogni mantra che si rispetti, richiede impegno per raggiungerlo. Vivere bene, ridere spesso e amare tanto non è sempre spontaneo.
Essere genitore, fare il genitore
Essere genitore è facile. Fare il genitore, no.
Essere genitore autoritario, a portato di mano. Fare il genitore autorevole è tutta un’altra cosa.
L’impegno non basta, ci vuole curiosità e ascolto. Ci vuole la volontà di disfarsi dai fardelli del mondo adulto e ripercorrere quel mondo in cui tutto è possibile: il meraviglioso mondo dell’infanzia, dove entrare da adulto non è per niente scontato.
Non hai avuto modo di scegliere i genitori che ti sei trovato, ma hai modo di poter scegliere quale genitore potrai essere.
Marian Wright Edelman
Sono quasi undici anni che faccio il genitore e ho ripercorso in tanti modi il meraviglioso mondo dell’infanzia: mio, attraverso i ricordi riemersi grazie all’essere diventato genitore e quello dei miei figli, attraverso il mio desiderio di riguardare il mondo con i loro occhi.
Queste sono alcune delle più importanti strategie di comunicazione che ho applicato con loro e con me stesso.
Sono strategie utili e pratiche che hanno fatto bene a loro e hanno fatto bene a me.
8 strategie di comunicazione che funzionano (non solo con i figli)
In questo post le condivido con te e auspico che ti possano darti preziosi spunti di riflessione su ciò che fai come genitore e su come lo fai.
Guardarsi negli occhi
Parlare guardarsi negli occhi, sempre.
Questo significa che per molti anni, da genitore devi parlare a ginocchia piegate, chiedendo espressamente ai vostri juniors di guardarvi negli occhi quando vi parlano e quando siete voi a prendere la parola.
Pochi secondi di interazione, o pochi minuti, a seconda dell’età. Di qualità, però.
Ascoltare
Con un figlio va bene, con due è più complicato.
Hanno tante cose da raccontare, da chiedere, da ricordare, e spesso – per un incredibile tempismo verbale – decidono di farlo in contemporanea.
Sono i turni di parola che vi salveranno dall’accavallamento verbale.
Parliamo a turni e ci capiremo meglio, dirai, spesso.
Ascoltare è difficile, spesso impossibile nel mondo adulto, dove la pressione sociale ci spinge a dare “il meglio”, a ottenere “i migliori risultati”, a “superare i limiti” e avanti di questo passo.
L’ascolto è ricevere: è il varco di ingresso nel meraviglioso mondo dei vostri juniors.
Non c’è nulla di paragonabile nel mondo adulto, garantito.
Essere un faro
Sono più di uno, i vostri juniors?
Ricordate al più grande di essere un faro.
Proprio così, un faro per il più piccolo (o la più piccola), la luce, la guida.
Osservate: i piccini tenderanno ad imitare per prima i loro fratellini o le loro sorelline più grandi. Poi i genitori. Poi il resto del mondo.
Essere fratello o sorella più grande è una responsabilità. Sono i rudimenti di quella competenza tanto ricercata da grandi: la leadership.
Gli anni di vita che separano i fratelli sono esperienza. Un’esperienza di vita che tradotta in stimoli porterà frutti a entrambi: al o alla più grande perché ha la possibilità di testare, capire e valutare la responsabilità di essere un leader.
Al o alla minore perché avrà a disposizione stimoli e strumenti cognitivi pronti all’uso generosamente messi a disposizione dal o dalla più grande.
Poche parole e buone
Parlare con i vostri figli e le vostre figlie è un vero esercizio di oratoria: per catturare la loro attenzione dovete creare immagini con le parole e musica con la voce.
Frasi brevi, argomenti chiari prima che il loro genuino livello di attenzione torni a fare ciò che sa fare meglio: concentrarsi su tante cose per poco tempo.
Essere concisi e una forma di autorevolezza. Praticatela.
Hai una passione? Coltivala!
Ricordate loro spesso, in poche parole e buone:
Hai una passione? Coltivala!
Hai un problema? Risolvilo!
Dite loro, con onestà:
Concentrati su ciò che sai fare.
Le volte in cui credi di non potercela fare ricordati che fino all’altro ieri non riuscivi a camminare, né a mangiare, né a parlare, né ad andare in bicicletta.
Tutte cose che oggi fai senza neanche pensare.
Sei proprio sicuro / sicura che … (inserire compito) non sia alla tua portata?
E poi, non dite loro “Sì, certo che ce la fai”, dite invece:
Provaci!
Lo sguardo
Non tollerate lo sguardo abbassato. Raccogliete lo sguardo distratto.
Rileggete il punto uno, dopo aver riletto il punto due.
Parole che si trasformano in azioni
Insegnate loro ad agire, non a reagire.
Le azioni sono le fondamenta dello spirito di iniziativa, molto apprezzato nel mondo adulto.
Le reazioni, invece, sono più delle volte caos, emotivo e mentale.
Argomentare
Educateli ed educatevi all’argomentazione. Se una cosa va fatta, va fatta per questo motivo (inserire motivo, chiaro e conciso) se invece non va fatta, non va fatta per quest’altro motivo (inserire il motivo, sempre chiaro e conciso).
Ricordatevi che il tempo del “Perché lo dico io” è tramontato da un bel po’.
Una cosa difficile, da fare assolutamente
È difficile non alzare la voce quando si è arrabbiati. Ed è altrettanto difficile non uscire dai gangheri quando le cose non vanno come noi, adulti, vogliamo o pensiamo dovrebbero andare.
In quei momenti c’è una cosa difficile, da fare assolutamente: un respiro profondo per tornare in voi.
Ricordate: uno dei più utili strumenti di crescita personale che un genitore può mettere nelle mani dei propri figli è l’autocontrollo emotivo.
Mentre il miglior insegnamento per governare le proprie emozioni è l’esempio.
Scontato? Forse. Praticato, raramente.
Quando succede di andare su tutte le furie – perché succede, prima o poi, a tutti – non lasciate che la tensione porti via la serenità per più di … mezzo secondo.
Mandate via le nuvole della turbolenza emotiva e fate tornare il ciel sereno dove si può vivere bene, ridere spesso e amare tanto.
Che è il mantra della nostra casa, e forse, spero, il mantra di tante altre case.
Se, invece, non lo è, è giunto il momento di rimediare. Scegli e scegliete il mantra che più vi si addice e impegnatevi a coltivarlo con tutte le vostre energie.
Al prossimo articolo,
Lucian
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PSS: Questo post è stato aggiornato a giugno 2023. È stato pubblicato per la prima volta il 25 agosto 2020 sul sito RhetoFan.com, online dal 2016 al 2023.