Genitori efficaci: gli errori da non fare
Genitori efficaci? Sì, quando assumono con responsabilità IL RUOLO fondamentale di allenatore discorsivo.
Siamo esseri pensanti e creativi e il riconoscimento di ciò dovrebbe essere il cuore di ogni filosofia educativa.
Nathaniel Branden
Un allenatore discorsivo fa molte cose nella Palestra delle Parole ed evita accuratamente di farne altre.
In particolare:
- Non insegna la repressione dei pensieri e delle emozioni, ma l’autocontrollo
- Non impone la disciplina, la coltiva
- Non accetta decisioni sbrigative, stimola le abilità argomentative
- Non si concentra sulle debolezze, valorizza i punti di forza
- Non richiede obbedienza, incoraggia il confronto
5 comportamenti da evitare
Questi sono i 5 comportamenti che un bravo allenatore discorsivo evita di mettere in atto.
Andiamo per ordine.
Repressione
Un allenatore discorsivo NON insegna la repressione dei pensieri e delle emozioni. L’autocontrollo, invece, sì.
Non ci sono cattivi pensieri o cattive emozioni. Ci sono pensieri ed emozioni.
Non danno fastidio, non sono ingombranti, non sono derisi. Sono accettati.
Pensieri ed emozioni sono eventi unici nella quotidianità di una persona, juniors inclusi, e vanno rispettati, esplorati, espressi e spiegati. Incoraggiandone l’autocontrollo e la gestione efficace.
Il genitore responsabile che sceglie di assumere l’importante ruolo di allenatore discorsivo stimola con parole efficaci il confronto, l’esplorazione e l’espressione dei pensieri e delle emozioni dei propri juniors. Non la loro repressione.
Disciplina
L’allenatore discorsivo NON impone la disciplina. La coltiva.
Il genitore avveduto spiega, con parole semplici, adatte al contesto e all’età degli juniors che cos’è e perché la disciplina fa bene.
All’allenatore discorsivo non passa per la testa di pronunciare: “Perché lo dico io”.
Regole e limiti sono l’espressione più evidente della disciplina. Sono illustrate con fermezza e contestualizzate con chiarezza nel tempo e nello spazio.
I giochi si mettono a posto per non inciampare, la scrivania va tenuta in ordine per concentrarsi meglio.
Spiegare le regole e i limiti è la strada maestra per ottenere la cooperazione.
Per incoraggiare il senso di responsabilità, e per coltivare un sano senso di (auto)disciplina.
Decisioni
Un allenatore discorsivo NON accetta decisioni sbrigative. Invece, stimola le abilità argomentative
A volte mi capita di sentire “Non devi fare … (inserire attività a scelta)” o variazioni sullo stesso tema “Non dovevi fare così”, “Non si fa così”.
O, peggio ancora: “Non mi piace questo / quello che fai / quello che hai fatto” e avanti di questo passo.
È facile e speditivo per un genitore. Dannoso e scoraggiante per i figli.
Una qualsiasi azione implica una decisione e il metro di misura della motivazione ad agire di un bambino è completamente diverso da quello di un adulto. I bambini fanno spesso cose insensate per gli adulti, non per loro stessi.
Vogliamo accrescere la consapevolezza di ciò che fanno? Chiediamo loro di spiegare e argomentare ciò che hanno fatto.
Ascoltiamoli e comprendiamoli: è un modo efficace (e al quanto raro) di provare empatia.
Debolezze
Un allenatore discorsivo NON si concentra sulle debolezze, valorizza i punti di forza.
Il genitore-guida incoraggia l’aspetto positivo delle cose e delle azioni.
Le relazioni umane di valore si sviluppano sulla base di ciò che è positivo in un’azione, in un pensiero, in un’emozione, in un comportamento.
L’allenatore discorsivo stimola il senso di autonomia e accresce la consapevolezza di ciò che è positivo, anche quando tutto (o quasi) sembra negativo.
Certo, gli errori vanno raddrizzati e le debolezze trasformate in opportunità, ma non vanno considerati né più importanti, né più urgenti delle riuscite.
Sono principalmente le qualità che vanno scovate, identificate e alimentate.
Per dire: un calciatore gioca bene e parla male. Un oratore parla bene e gioca male.
Si impara costruendo sui punti di forza, valorizzandoli, non concentrandosi sulle debolezze.
Obbedienza
Un allenatore discorsivo NON richiede obbedienza, ma incoraggia il confronto.
E stimola il senso di responsabilità.
Non è il sacrificare sé stessi perché gli altri raggiungano i loro obiettivi a rendere migliore la nostra società.
Mettere in discussione se stessi, l’ambiente circostante e le relazioni interpersonali con garbo, rispetto e dignità è la via maestra per accrescere il senso di responsabilità, il libero arbitro, la capacità di fare scelte di valore.
I modelli di società obbedienti, la storia ci insegna, prima o poi crollano. Con conseguenze catastrofiche per gli individui e per la collettività nel suo insieme.
Per questo, un bravo allenatore discorsivo insegna: “Pensa e a volte obbedisci”, non “Obbedisci e a volte pensa”.
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A presto,
Lucian