Genitori smarriti e figli smart tra web e nuove tecnologie
È un bosco bellissimo, fittissimo dove trovi molti sentieri, ovunque. Alcuni già battuti, altri un po’ meno, altri ancora, sorprendenti.
Un bosco fittissimo e bellissimo nasconde le sue insidie, parecchie. Alberi insani, predatori rapaci, oasi di oscurità in cui il sole arriva poco o non arriva mai.
Se sei adulto poco esperto, meglio entrarci accompagnato.
Se sei adolescente, meglio farti guidare dai più esperti.
E se stai per varcare la soglia della preadolescenza, meglio andare con la guida esperta di mamma e papà.
Perché una volta dentro al bosco fittissimo e bellissimo, il divertimento e (quasi) garantito: ci sono molte cose utili da scoprire e molte cose belle da imparare.
Ma se sei poco esperto, puoi anche perderti, puoi venire attaccato e ferito. Bisogna stare all’erta in questo bosco fittissimo.
Qualcuno là in questo bosco metaforico cerca rifugio. Qualcun’altro cerca tesori. Pochi sono in cerca di guai.
Tutti cercano qualcosa e tutti hanno buone probabilità di trovarlo. Chi prima, chi dopo, chi presto, chi tardi, chi da solo e chi in compagnia.
Non saranno né la televisione né Internet a creare disagio ai bambini e agli adolescenti, quanto una certa indisponibilità degli adulti a esserci.
Paolo Crepet
Web e mondo a portata di click
È con la metafora del bosco che ho descritto il Web a mia figlia – nove anni fra meno di un mese, Generazione Z a tutti gli effetti, curiosissima e a suo agio con qualsiasi strumento tecnologico le capiti tra le mani, on e off line.
L’Internet e tutti i device che ci tengono connessi hanno rimpicciolito il Mondo riducendolo a un click.
Sono, senza ombra di dubbio, potentissimi. Sono strumenti, bellissimi e utilissimi. Anche pericolosissimi, se di loro se ne fa un uso sprovveduto.
Il Web è più un’innovazione sociale che un’innovazione tecnica.
L’ho progettato perché avesse una ricaduta sociale, perché aiutasse le persone a collaborare, e non come un giocattolo tecnologico.
Il fine ultimo del Web è migliorare la nostra esistenza reticolare nel mondo. Di solito noi ci agglutiniamo in famiglie, associazioni e aziende. Ci fidiamo a distanza e sospettiamo appena voltato l’angolo.
Tim Berners-Lee
Il Web: la mia scoperta
Ho scoperto il Mondo online a metà degli anni ’90 nel mio Paese di nascita, Romania, a quei tempi ancora nella nebbia post-socialista culturale, economica e sociale.
All’epoca, fiorivano gli Internet caffè, ce n’erano ovunque. Fu un caro amico a iniziarmi ai trend dell’epoca: le conversazioni in chat.
Vidi i primi Mac nella redazione del giornale dove iniziai a lavorare come correttore sempre a metà degli anni ’90.
Erano nel dipartimento tecnoredactare e ho ancora viva la sorpresa nel vedere la velocità di battitura delle colleghe tecno redattrici. Associavo i primi Mac alle macchine da scrivere, unico paragone che reggeva.
Molto più moderni, però, e molto più sofisticati.
In Italia, il primo computer lo ebbi nel 2004.
All’epoca un Signor Toshiba, ora estinto. Mi fece compagnia per quattro anni e scrissi la prima tesi di laurea, nel 2006.
Con il Toshiba, aprii la mia Gmail nel 2005 e cominciai a usare periodicamente la, e poi le caselle e-mail. Iniziai a usare il rivoluzionario Skype, versione 1.0 per parlare con i parenti in Romania (e vederli, da 1500 km di distanza, impensabile prima).
Aprii il profilo Facebook, nel 2007, al rientro da Parigi, dove feci uno stage di quattro mesi. A quella data, in Italia la creatura di Mark era ancora poco conosciuta. In Romania, ancora meno.
Toshiba spirò a modo suo dopo 4 anni di onorato servizio.
Passai al Mac, il primo significativo acquisto su Internet, dal sito dell’azienda della mela morsicata. Era gennaio 2008 quando pagai online una cifra consistente.
Con un click svuotai il mio conto, per uno splendido MacBook bianco che all’inizio mi creò non poche difficoltà. Come ben sanno i nerd di vecchia data, con il mondo PC aveva poco o nulla in comune. Guarda questi esilaranti 10 minuti per farti un’idea.
Funzionò egregiamente finché mia figlia gli offri un bicchiere d’acqua. Se lo bevve ingordamente e rimase zoppo di alcuni tasti (nel 2023, tuttavia usavo ancora lo stesso Macbook per guardare i film in DVD, fino a che la batteria non si gonfio, letteralmente, e decisi finalmente e a malincuore di riciclarlo).
Nel 2013 sostituì il Mac con un PC Samsung: nel 2018, alla prima stesura di questo post, è ancora funzionante, anche se un po’ lento. Feci il ritorno al PC per necessità lavorativa: sono stato per diversi anni (dal 2013 al 2020), da remoto, Web Search Evaluator per Appen Seattle negli Stati Uniti.
Il Samsung è ancora in vita, un po’ lento, ma ben funzionante. “È tuo!”, dissi a mia figlia di recente, e ne fu contentissima.
Io passai, sempre per necessità lavorativa, a un HP più veloce, più aggiornato. Rimase in servizio fino al 2023 quando il nuovo membro della famiglia, Felix, il gatto, gli diede da bere … un caffè.
Fu così che nel 2023 tornai alla mela morsicata: un onorevole Macbook Air grigio siderale.
Web, nuove tecnologie e gestione dell’atenzione
Sono dunque quasi trent’anni che mi interesso al web e alle potenzialità offerte dal mondo online. L’ultima, in ordine cronologico, è l’AI o l’intelligenza artificiale che oggi è come il web trent’anni: c’è, si intuiscono le potenzialità, ma non sappiamo dove ci porterà nel futuro.
Dunque, sul web lavoriamo, ci divertiamo, impariamo.
La più grande sfida che il web ci pone è in realtà una doppia sfida: gestire e controllare il Mondo online.
Come papà e allenatore discorsivo sto facendo la mia parte per iniziare i miei due juniors, Chiara e Marco, all’uso consapevole e responsabile dei device tecnologici.
A Chiara, ho descritto il Mondo online con la metafora del bosco per la prima volta circa un anno fa (NB: era il 2017). Da allora i contatti con l’online si sono moltiplicati e ci torniamo spesso sull’argomento.
Abbiamo sperimentato una particolare strategia che ha dato buoni risultati e che oggi vorrei condividere con papà e mamme che come me hanno a cuore l’uso consapevole e responsabile degli strumenti tecnologici e della connessione all’universo virtuale in cui ci proiettiamo tutte le volte in cui accediamo alla Rete.
La tecnica dell’equilibrista
La chiamo tecnica dell’equilibrista: trascorrere in maniera focalizzata lo stesso tempo on e offline.
È un tempo indicativo, ben intesi, a volte qualche minuto in più, più raramente qualche minuto in meno, ma funziona.
“Mezz’ora di tablet, mezz’ora di lettura”, “Mezz’ora di TV, mezz’ora di lettura” “Mezz’ora mi guardo un film e mezz’ora ci gioco” sono tra le frasi più ricorrenti del nostro vocabolario.
A tal punto che ora è lei stessa a mantenere l’equilibrio, con pochi, limitati input esterni.
È un esercizio con molteplici benefici: educa alla gestione del tempo, all’autodisciplina, all’autocontrollo e alla concentrazione.
In forma puramente ludica, com’è giusto che sia alla sua età.
Qui siamo arrivati dopo un lungo e stimolante viaggio esplorativo.
Usava Word quando ancora non sapeva scrivere, usò per la prima volta l’Excel (e si divertiva un mondo soprattutto a colorare le celle) quando iniziai a crearle un file con un piano di risparmio accumulato per illustrarle l’importanza del risparmio efficace.
Usa YouTube dai tempi di Peppa Pig ed è stato un posto dove abbiamo e continuiamo a scoprire nuove canzoni, trailer dei film in uscita e bellissimi spot pubblicitari.
Audible e Prime Video di più recente data sono invece stati per me il portone d’ingresso verso il divertentissimo stratopico mondo di Geronimo Stilton.
L’idea di questo post mi è venuta dopo aver rivisto un amico di vecchia data, lo stesso che mi fece scoprire le chat durante i miei primi incontri con l’Internet. Anche lui adesso, è papà di una bimba qualche anno più piccola di Chiara, mia figlia.
Internet, gli smart device e i nostri figli
Quando ci siamo visti di recente a Bacau, uno degli argomenti della nostra lunga e piacevole chiacchierata è stato proprio questo: il rapporto delle nuove generazioni con gli smart device e Internet, le loro insidie, i loro pericoli, le loro potenzialità, la loro utilità.
Non possiamo e non dobbiamo negare l’accesso all’Internet alle nostre figlie e ai nostri figli già dai primissimi anni di vita e tanto meno agli strumenti tecnologici, smartphone, tablet, computer e il fittissimo mondo delle app.
Dobbiamo, invece, come genitori-guida responsabili e rispettosi dei bisogni dei nostri figli e delle nostre figlie affrontare e vincere la paura di cadere nella trappola della dipendenza da essi.
La vera sfida non è starsene lontani, ma controllarli, non accettando che un qualunque ingegnere o informatico di una qualunque Silicon Valley possa tenerci incollati a uno schermo oltre il tempo che noi stessi scegliamo di dedicarne.
Le nostre figlie e i nostri figli, Generazione Z e Generazione Alpha che siano, gli screenagers di oggi, non vanno tenuti lontani, ma educati e accompagnati alla scoperta del Nuovo Mondo virtuale sempre più interconnesso, sempre più piccolo, stimolante come non mai.
È questo il mondo che abitiamo, in cui viviamo, in cui ci evolviamo.
Può non piacerci, ma non sarà la nostra avversione verso il digitale a tener lontane le nuove generazioni dal web.
Anzi: tenersi o tenerli lontani dal mondo online e dai suoi portoni d’ingresso (gli smart device) può fare molti danni. In termini di educazione, di comunicazione e di sviluppo personale e professionale.
Decisamente meglio l’opposto: accompagnarli ed istruirli per trarre i benefici da un utilizzo responsabile e consapevole di questi meravigliosi congegni, fotografia indiscussa dell’evoluzione dell’Umanità nel terzo millennio.
Vuoi condividere la tua esperienza di genitore e allenatore discorsivo nell’affrontare la gestione quotidiana del web?
Ecco un’idea: scrivimi a ciao@lucianberescu.it, sarò felice di leggerti e risponderti.
Foto di copertina dall’archivio personale
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PSS: Questo post è stato aggiornato e integrato ad aprile 2023. È apparso per la prima volta il 15 ottobre 2018 sul sito RhetoFan.com, online dal 2016 al 2023.