Restare con i piedi per terra: come fare
Immagina … poi torna con i piedi per terra.
Anzi: immagina … poi torna scalzo con i piedi per terra.
Partiamo da questa premessa.
Lo storytelling dice: racconta … per farti comprare.
Il marketing dice: immagina … per farti comprare.
La crescita personale dice: cambia … per farti comprare.
Ma nessuna ti dice chiaro e tondo: torna con i piedi per terra per farti comprare.
Anzi, torna scalzo, con i piedi ben saldi per terra e poi farti comprare.
Farsi comprare, che cosa vuol dire
Quando dico “per farti comprare” è chiaro a cosa mi riferisco, giusto?
Lo dico, a scanso di equivoci: proporre alla società, al mercato, al mondo un tuo prodotto, un tuo servizio, te stesso, in modo autentico e originale.
In altre parole, proporre ciò che sai fare in maniera genuina e creativa, che tu sia un professionista, un autore, un blogger o aspirante tale.
L’idea di fondo è, spero, altrettanto chiara: dobbiamo avere qualcosa da vendere per progredire, anche se quest’idea urta le anime sensibili del progresso senza … commercio.
Ma ce ne sono davvero, oggi, in giro, candide anime che credono nel progresso senza commercio?
Insomma, se non abbiamo qualcosa da vendere, abbiamo un problema. E se abbiamo un problema, abbiamo anche un bivio e due strade che si inerpicano davanti a noi.
La prima strada: evitarlo, il problema, girarci intorno, dare voce ai lamenti, alle scuse, ai tutti “se” e ai tutti “ma” che gironzolano beati e contenti nella nostra mente.
Se fosse così …, Se avessi fatto …, Se avessi agito … Se nessuno mi aiuta …, oppure Ma non si può …, Ma io non ce la faccio …, Ma è difficile… e altri pensieri di questo tipo … you know what I mean …
E poi procrastinare come meglio sa fare chi pensa di voler fare senza fare ciò che pensa di dover fare.
Oppure, la seconda strada, prenderlo di petto, il problema, scomporlo e affrontarlo con le maniche rimboccate.
E poi fare, darci dentro, per davvero, tirando fuori gli artigli della determinazione, della caparbietà, della costanza.
Tre ingredienti base di quella cosa tanto acclamata e, troppo spesso, tanto … poco coltivata che siamo soliti a chiamare: stima.
Anzi, meglio: autostima.
Vediamo più in dettaglio, le tre discipline che ho nominato all’inizio dell’articolo.
Lo storytelling stuzzica: il racconto è indispensabile, quel racconto soffice ed attraente con parole che ondeggiano calde e voluttuose per poter entrare nel cuore di chi lo legge, il racconto.
Per poi rimanerci, nel cuore ma anche nella testa del lettore, e farlo diventare, prima o poi, un compratore: di un prodotto, di un servizio, di te stesso, di ciò che sai e di ciò che sai fare come professionista.
A proposito di storytelling: guarda questo talk dal titolo provocatorio sul ruolo, fondamentale, che la comunicazione, o meglio il saper raccontare e raccontarsi, ricopre nella società odierna.
Il marketing sussurra non proprio sottovoce: immagina se, immagina quando, immagina come, immagina, immagina, non fermarti dall’immaginare …
Immagina un tuo sogno, una tua passione, un desiderio ardente, la voglia di essere, di avere e più raramente di fare …
Immagina e poi compra. Il marketing, quello bravo, ti vende, prima del prodotto, il sogno, il futuro, il possibile.
Figurarsi se per il marketing esiste realtà, oggi, presente o impossibile.
E, infine, c’è la bella, attraente, affascinante crescita personale che sceglie parole provocatorie e, non di rado, perentorie: cambia …, devi cambiare …, devi tirare fuori …, devi mostrare …, devi dimostrare …, devi fare …, devi dire …, devi agire …, devi crederci …
Devi, devi, devi …, non fermarti dal dover dovere.
Più dovrai, più un giorno ce la farai, sembrerebbe.
Qualcuno, qualche volta prova a dirtelo che poi le cose non sono mica così semplici come ce le fanno credere gli straparaguru di turno.
Le cose non sono uguali per tutti e neanche per i più, a dirla tutta.
Ciò che fa la differenza (e che devi sapere)
Le ricette della felicità, della ricchezza, del successo – ammesso che ne esista qualcuna – sono abilmente confezionate e proposte a suon di bei denari da chi per innocente omissione o ingenua dimenticanza non dice una cosa fondamentale.
Anzi, due.
La prima: non è ciò che aggiungiamo che farà la differenza, bensì, l’opposto.
Ciò che togliamo sarà la differenza che farà la differenza: cose inutili, legami tossici, sogni troppo poco realistici, pesi sull’anima o nella mente.
La seconda: non sono i limiti da superare, ma i limiti da rispettare che faranno, anch’essi la differenza.
La differenza che farà la differenza.
Eppure, è vero: raccontare e raccontarsi, imparare le fondamenta del marketing e avviare un processo di inarrestabile crescita personale sono propositi, ciascuno a modo proprio, necessari, se non vitali, per far progredire noi stessi, la società, i mercati, il mondo.
Ed è altrettanto vero che il commercio, lo scambio di beni e servizi sempre più evoluti, sempre più sofisticati ci ha fatti uscire dalle caverne e portati in cima ai grattacieli.
La grinta: rispetta i tuoi limiti
Questa spinta insita nell’indole umana di andare avanti, di progredire di guardare in alto, diventa grinta quando, invece che aggiungere, togliamo.
Quando, invece che superarli, li rispettiamo, i nostri limiti.
Quindi: immagina … ma alleggerisciti, libera la tua anima e la tua mente dalle cose inutili, tossiche e pesanti e torna con i piedi per terra.
Anzi: immagina … ma poi torna scalzo e resta con i piedi ben saldi per terra.
Un abbraccio,
Lucian