Trasformare la comunicazione aggressiva
Comunicazione aggressiva: quali sono le parole per poterla trasformare.
Nei precedenti due articoli, abbiamo visto come farsi rispettare e smettere di compiacere, rispettivamente lo stile di comunicazione assertiva e lo stile di comunicazione passiva.
Ci occuperemo in questo post dello stile di comunicazione aggressiva.
Non cedete mai al primo impulso dell’ira: cedete sempre al primo impulso dell’amore.
Arturo Graf
Come lo stile passivo, anche la comunicazione aggressiva è molto lontana, retoricamente parlando, dall’arte del parlare con arte.
Se la persona passiva mette in atto una comunicazione intimidita, la persona aggressiva parla con ostilità, prevaricando l’interlocutore.
Tratti tipici della comunicazione aggressiva:
- reazioni incontrollate, spesso eccessive
- ostilità nelle parole e nei gesti
- irruenza
- arroganza
Esprimere la propria opinione
L’aggressivo esprime con esagerata forza e impeto la propria opinione e mostra un limitato interesse per l’ascolto dell’interlocutore.
Ha spesso un’opinione troppo buona di sé stesso e una troppo critica nei confronti di tutti gli altri.
In un confronto discorsivo, il proprio punto di vista può anche rivelarsi errato o poco rilevante. È questo ciò che l’aggressivo dimentica mentre si esprime con tono prepotente.
Abbiamo così di fronte un locutore arrogante e irruente con un comportamento discorsivo eccessivamente invadente.
Marcatori linguistici
I marcatori linguistici dominanti dell’aggressivo:
- Chi sei tu per …, Come ti permetti tu di …
- Non (sono) io, sei tu che …, Se è così è perché tu …, Sei il solito/la solita che …
- Solo tu potevi fare/pensare/dire … e altre affermazioni che incolpano l’interlocutore
Il tono fa la musica e qui il volume è decisamente alto.
L’aggressività verbale è evidenziata dal tono alto, spesso offensivo, sarcastico, arrogante.
Neanche la gestualità trova scampo alla furia delle parole: viene contaminata dall’irruenza dell’interlocutore rendendola tutt’altro che convincente.
Tatto e pazienza
In queste situazioni urge lavorare su tatto e pazienza, su calma e autocontrollo, per disinnescare la miccia esplosiva del litigio.
“Ok, abbiamo parlato abbastanza. Ne riparliamo più tardi, quando siamo meno stanchi e più calmi” potrebbe essere un modo deciso ed elegante per fermare la caduta nel vortice dell’aggressività verbale.
Sia chiaro: perdere le staffe, andare su di giri e prendersela con il mondo può capitare.
Per forza: non è tutto pace, serenità e giustizia attorno a noi.
Anzi: si alza la voce, si polemizza, ci si riscalda in una trattativa, in un dibattito, in una conversazione a casa, a scuola, in azienda e in giro per il mondo.
Non è desiderabile, ma può succedere e nessuno dovrebbe preoccuparsene più di tanto.
Il problema è se l’aggressività rappresenta una dominante del comportamento discorsivo. Allora, sì: è un problema e va risolto il prima possibile per poter mantenere la pace sociale e relazionale.
Te lo ricordi Furio, il marito di quella pover’anima Magda, di Bianco, rosso e Verdone? Questa scena illustra con chiarezza i due stili di comunicazione contrapposti: passiva e aggressiva.
Se ti ritrovi nei panni di Furio, è tempo di fare inversione di marcia e tornare sulla retta via della comunicazione efficace.
Gli allenamenti nella Palestra delle Parole come spesso chiamo la sezione Articoli di questo sito è il posto prediletto per chi sceglie di allenare e sviluppare i muscoli discorsivi.
Inizia oggi stesso scegliendo l’argomento che più ti ispira e presto, un passo alla volta, a piccoli passi, e una parola dopo l’altra vedrai i risultati.
Riassumendo
Riassumendo: tra i 3 stili di comunicazione illustrati nel Triangolo delle Comunicazioni, si distingue per la sua efficacia lo stile di comunicazione assertiva.
La comunicazione passiva e la comunicazione aggressiva, invece, sono da monitorare e presto sanare per poter intraprendere il percorso di armoniosa crescita personale e professionale che hai sempre desiderato.
Al prossimo articolo,
Lucian
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