Parlare bene: 7 frasi da evitare

Aggiornato: 10 Marzo 2023

Parlare bene: 7 frasi da evitare

Come parlare bene

Come fare per parlare bene: 7 frasi da evitare come la peste nelle interazioni quotidiane.

Andiamo a scoprirle, prima, però, ricordiamocelo:

Uno è padrone di ciò che tace e schiavo di ciò di cui parla.

Sigmund Freud

Le parole che usiamo nelle interazioni quotidiane, che siano a casa o a scuola, in azienda o, più in generale, nella vita, sono finestre spalancate verso il nostro mondo.

Quando ci esprimiamo mettiamo in atto un comportamento discorsivo che riflette il rapporto con noi stessi, con l’interlocutore e con l’ambiente in cui ci troviamo.

Quando riveliamo la nostra identità

Attraverso le parole che pronunciamo riveliamo di che pasta siamo fatti: la nostra identità, il senso che diamo alla realtà circostante, gran parte della nostra storia personale.

Le parole che abbiamo riflettono ciò che siamo.

Le parole che scegliamo creano le abitudini che coltiviamo, stabiliscono gli obiettivi che ci prefiggiamo, determinano i limiti che vogliamo rispettare e stimolano (o inibiscono) le azioni che decidiamo di compiere.

Pertanto, parlare bene è una scelta, oltre che una responsabilità civica, e significa scegliere con cura le parole da dire e, soprattutto, le parole da non dire.

Script verbali da evitare come la peste

Di seguito troverai 7 script verbali molto ricorrenti nelle interazioni quotidiane che ti consiglio di evitare come la peste se vuoi coltivare relazioni personali e professionali salde e soddisfacenti.

Iniziamo.

“Oh, ma non dovevi …”

Tu hai dato un senso al tuo tempo dedicandolo a un’attività che credevi potesse essere apprezzata dal tuo interlocutore. Hai colto un’occasione per esprimere la tua gratitudine.

Stai mandando un messaggio implicito che messo in parole suona così: mi interessi e te lo faccio vedere donandoti parte del mio tempo.

Quando dai valore al proprio tempo, l’ultima cosa che vuoi sentirti dire è: Oh, ma non dovevi … (inserisci attività a piacimento) o variazioni tipo:

ma cos’hai fatto …

non dovevi …

no, ma davvero non serviva, chissà quanto ti sarà costato …

Se questa è una tua abitudine discorsiva, di cui non eri consapevole, è meglio che da oggi in poi te ne sbarazzi.

Svalutare l’investimento di tempo dedicato per fare un bel gesto è una di quelle mancate occasioni per fare una buona impressione.

A chi ha deciso di condividere con te la più preziosa risorsa che possiede – il tempo – puoi rispondere solo con l’essenziale e l’impagabile Grazie!

“Ma anche tu …”

Questo modo di dire è, per così dire, privo di senso e di contenuto. Lo incontriamo soprattutto nelle situazioni conflittuali, quando sulla scena della comunicazione sale … la tensione.

Di solito funziona così: di fronte a un messaggio innocuo, un’osservazione bonaria o una critica costruttiva, l’interlocutore ribatte: Ma anche tu … (inserisci verbo a piacere).

Rispecchia, in ordine: impulsività discorsiva, autostima ballerina e limitata capacità di assumersi le proprie responsabilità.

Con quest’infelice battuta si rischia di chiudere, sbattendole, le porte al dialogo.

A chi tende a ribattere così a un’osservazione costruttiva, consiglio di fare un respiro profondo, contare fino a cinque e poi sostituire “Ma anche tu …”, con una o più domande aperte. Ad esempio: perché dici questo? oppure Che cosa ti spinge ad affermare ciò?

A chi, invece, riceve la replica “Ma anche tu …”, suggerisco di lasciar scivolare questa bassezza linguistica, ancora di più quando il tono è accusatorio.

Ignorare le bassezze linguistiche dell’interlocutore è una strategia discorsiva efficace che può salvare una conversazione da infelici sbandate comunicative.

Proviamo insieme.

Contesto:

Lui: Ho speso 500 euro per il nuovo computer, dai risparmi per la nuova auto.

Lei: Oh, amore, e adesso come facciamo? Dobbiamo posticiparne l’acquisto di altri tre mesi.

Lui: Ma anche tu, sei mesi fa, ne hai spesi 400 per il tuo nuovo smartphone.

Lei: (respiro profondo) e domanda: Perché dici questo, adesso? invece di dire: Eh, no, non è che ora dobbiamo fare la gara: chi ne spende di più …

Questa è apertura verso un dialogo che può portare alla risoluzione creativa del problema in questione.

“Perché …”

Il tempo, dicevo, è un bene impagabile che possediamo in quantità limitata. Una ricchezza inestimabile che non possiamo permetterci di sprecare.

Evita, quindi, di ascoltare o fornire delle giustificazioni non richieste. Assorbono tempo ed energie: discorsive, emotive, comportamentali.

Pensaci due volte la prossima volta che stai per fornire una motivazione non richiesta, o morditi la lingua.

Al tuo interlocutore potrebbe non interessare il perché tu hai voluto fare, pensare, dire una qualsiasi cosa.

Sii concreto: racconta i fatti, rispondi alle domande in maniera concisa e cristallina e fornisci motivazioni e giustificazioni solo su richiesta.

“Sempre …”

Insieme a tutti è tra le più utilizzate generalizzazioni nella vita di tutti i giorni. È l’espressione di un pensiero calderone in cui tutti fanno, dicono, pensano sempre così. Falso nascondiglio per non esprimere con chiarezza un proprio punto di vista, anche sbagliato.

Meglio, decisamente, concentrarsi sull’essenziale, e l’essenziale sei tu. Lasciamo che tutti facciano sempre quel che vogliono. Fermiamoci all’io, al massimo al noi.

In gergo retorico, questo pensiero calderone si chiama fallacia della generalizzazione indebita (e ne parlo in questo articolo).

“Se vuoi …”

Che ne pensi di andare al cinema stasera?

Se vuoi …

Che dici di trascorrere le prossime vacanze a … (inserire località caraibica a vostro piacimento)

Se vuoi …

Ti va di fare una passeggiata?

Se vuoi …

Hai già sentito questa risposta?

Chi la pronuncia crede di fare un piacere all’interlocutore. A volte, può andare bene.

Se, tuttavia, è ripetuta troppo spesso si rivela per quello che è: lo specchio in cui si riflette l’incapacità di esprimere la propria volontà e una deplorevole mancanza di rispetto per la propria persona.

Se ho scelto di chiedertelo, voglio sentire tutt’altro che una risposta accondiscendente. Se non ti va di fare qualcosa, dillo: un No sincero è meglio di un Se vuoi.

“Non ce la faccio …”

Facciamo ciò che possiamo con le parole che abbiamo.

Siamo, pertanto, responsabili di ciò che facciamo, di come e quando lo facciamo.

Quando sento non ce la faccio mi prude l’orecchio. E non esito di ribattere con un provocatorio Hai provato?

Indovina un po’: nella stragrande maggioranza dei casi la risposta alla mia domanda è

no, ma …

no, è che …

no, vedi, è perché …

volevo, ma …

no, pensavo che …

in effetti, no, immaginavo …

no, ma che, poi gli altri … 

Ecco, la prossima volta che stai per dire le quattro … indicibili parole “Non ce la faccio …”, ricordati di morderti la lingua e rimboccarti le maniche, invece che dubitare e sottovalutare le tue abilità, le tue conoscenze, il tuo valore.

Alternative: ci provo …, ho provato …,  mi sono impegnato a …, adesso le cose devono andare come dico / voglio io …

“Aspetta …”

E i “cugini” altrettanto inquinanti dopo e vediamo. A meno che tu non voglia deliberatamente prendere del tempo per meglio riflettere su una decisione, è meglio alzarti dalla sedia e fare quello che ti viene richiesto.

È una forma elementare di rispetto nei propri confronti e nei confronti del tuo interlocutore.

Se hai intenzione di rispondere positivamente a una richiesta, sii (re)attivo.

In caso contrario, fallo sapere al tuo interlocutore, con altrettanta reattività. Usa aspettadopo e vediamo con mooolta parsimonia nelle interazioni quotidiane.

In conclusione

Adesso sai quali parole possono inquinare la comunicazione nelle tue interazioni di tutti i giorni.

Non ti resta che allontanare dal tuo vocabolario le espressioni che tolgono valore a ciò che dici, a ciò che sei, a ciò che puoi diventare.

Per iniziare puoi dare un’occhiata alla sezione Comunicazione Efficace di questo sito, sono certo che troverai ciò che fa per te.

Potrai scegliere di adottare un comportamento responsabile, discorsivamente parlando e iniziare, finalmente, a parlare bene per tua scelta a casa, a scuola, in azienda e nella vita.

Tieni a mente: le parole che scegliamo determinano ciò che siamo.

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A presto,

Lucian

Foto di Pierre Metivier

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