Intelligenza emotiva, Pathos e mia figlia

Aggiornato: 4 Marzo 2023

Intelligenza emotiva, pathos e mia figlia

Intelligenza emotiva di oggi, il pathos di una volta

Intelligenza emotiva, pathos e mia figlia: un articolo sul secondo dei tre magnifici strumenti retorici e sulla gestione delle emozioni.

Andiamo per ordine.

Abbiamo scoperto Ethos e adesso sai come averne uno da urlo, ma per spingere le persone a fare quello che dici tu devi andare dritto al loro cuore.

Gli argomenti più efficaci passano per il cuore del tuo interlocutore.

La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro.

Maya Angelou

Nell’antichità la psicologia non era ancora nata, ma gli antichi greci erano raffinati psicologi.

Aristotele comprese l’importanza delle emozioni e ne scrisse parecchio. Allo studio delle emozioni consacrò gran parte della sua vita e un terzo della sua Retorica, il Libro II.

Non fu l’unico a esplorare le emozioni prima che la psicologia si fosse conquistata il titolo di scienza.

Tommaso d’Aquino, ad esempio, fece sapere ai suoi contemporanei che tutto ciò che arriva all’intelletto è frutto di un’esperienza sensibile. Il discorso, per intenderci, arriva sì, alla testa, ma deve passare per il cuore, per rimanerci.

L’alfabetizzazione emozionale, secondo Daniel Goleman

Poi arrivò Daniel Goleman e ci chiarì per bene. Lui, alle emozioni, dedicò un libro, uno dei migliori scritti sull’argomento. Titolo: Intelligenza emotiva.

Nel volume, l’autore ci accompagna sui sentieri del nostro sentire verso ciò che lui stesso definisce alfabetizzazione emozionale. Dati alla mano, disse: “se presteremo attenzione in modo più sistematico all’intelligenza emotiva potremo sperare in un futuro più sereno.”

Anche lui, come Haim Shapira, che hai conosciuto ne L’arte del discorso efficace inizia il suo libro con una citazione di Aristotele. Daniel, chapeau 😉

Le persone vogliono sogni ed emozioni per andare avanti

Per far alzare le persone dalla sedia e farle fare delle cose non basta essere credibile, avere, cioè, un buon Ethos, ma devi parlare con Pathos.

Con il suo Ethos, Martin Luther King radunò una folla immensa, ma riuscì a cambiare, letteralmente, America, solo dopo aver toccato con le sue parole il cuore dell’uditorio. Quando pronunciò “I have a dream” (testo e audio originale), mandò la folla in estasi e l’America in tilt (qui, il testo del famoso discorso, in italiano).

Le persone hanno bisogno di sogni e di emozioni per muoversi.

Te lo ricordi Matteo Renzi?

Quello del “Stai sereno, Enrico” che per un po’ guidò il governo italiano, con un sogno: rottamare tutti. D’Alema, per dire, non fu d’accordo, ma questi sono altri … discorsi 🙂

Torniamo a noi.

Le emozioni: importantissime per vivere appieno la nostra vita

Persino il Piccolo Principe capì quanto le emozioni fossero importanti nella percezione della realtà. Disse:

Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.

Ora, prima di sposarsi, io direi a mia figlia che all’essenziale un tentativo di guardare con gli occhi … della mente non guasterebbe.

Forse mi sbatterà una porta in faccia, il che significa che sono stato tutt’altro che persuasivo, ma il Pathos ha compiuto il suo dovere: ha fatto provare all’interlocutore un’emozione. L’ira, in questo caso, a mia figlia.

Siamo seri.

Il Maestro disse:

La persuasione si realizza invece tramite gli ascoltatori quando questi siano condotti dal discorso a provare un’emozione: i giudizi non vengono emessi allo stesso modo se si è influenzati da sentimenti di dolore o di gioia, oppure di amicizia o di odio.

Daniel Goleman e la ricerca neurobiologica degli ultimi anni danno pienamente ragione ad Aristotele: la realtà è percepita diversamente a seconda delle emozioni che proviamo. Al proposito, Jay Heinrichs, che hai già incontrato qui, fu conciso, come al solito:

Un cambiamento positivo non è sempre ben visto da una persona depressa.

Meglio, quindi, essere emotivamente intelligenti ed evitare di ritrovarsi – parola di Dante – in qualche “selva oscura”.

Come le emozioni guidano il pensiero e influenzano la nostra percezione

Autocontrollo, empatia, consapevolezza, compassione, motivazione, ma anche resilienza, pazienza e perseveranza sono tutte qualità morali che nascono da una migliore comprensione delle emozioni, propri e degli altri.

Aristotele ebbe le sue idee sulle passioni umani, come esse guidano il pensiero e ne influenzano la percezione. Disse:

Le emozioni sono i fattori in base ai quali gli uomini, mutando opinione, differiscono in rapporto ai giudizi.

Lo stato d’animo in sé è un problema tuo, la sua espressione in un dato contesto è un problema di tutti.

Ciò che fa davvero la differenza è la capacità di gestire con intelligenza le emozioni che proviamo. Occhio a sboccare davanti al capo o a sbuffare davanti alla moglie. Potrebbero adirarsi con te e non farti più passare per un buon persuasore, il che di certo non è il tuo desiderio.

Gestire la vita con intelligenza emotiva è una sfida che tutti noi siamo tenuti ad affrontare quotidianamente.

Aristotele, Goleman e Inside Out parlano di questo.

Anche la ricerca neurosociobiologica: nella vita siamo tenuti a fronteggiare situazioni e compiti troppo difficili e importanti perché a curarsene fosse solo l’intelletto.

Chi mi ama, mi segua

Homo sapiens, alla luce delle parole del maestro Aristotele, della ricerca neurobiologica e dell’Inside Out non è poi così sapiens come vorrebbe farci credere. Giudicare una situazione, un comportamento, una persona solo con la testa offre un’immagine parziale se non fuorviante della realtà.

Non c’è decisione che tenga che non sia mediata dai sentimenti almeno quanto dal pensiero razionale. E, a volte, anche di più.

Affrontare un percorso di crescita e trasformazione personale per comunicare meglio ed essere più efficace significa necessariamente saper parlare con e al cuore.

Aristotele non aveva dubbi quando affermava che dobbiamo predisporre l’uditorio all’ascolto per mezzo del discorso, porre cioè l’interlocutore nella disposizione d’animo più adatta ai nostri obiettivi.

Roland Barthes da canto suo, fece il punto, duemila anni dopo: mentre parla, il locutore deve dire incessantemente al suo interlocutore: seguimi, stimami, amami.

Forma dotta del più popolare “Chi mi ama mi segua”.

Come gestire le emozioni

Pathos e intelligenza emotiva o come gestire le emozioni

All’importanza fondamentale della gestione delle emozioni mi riferisco quando chiamo in causa il ruolo di allenatore discorsivo.

Con i suoi allenamenti nella Palestra delle Parole, il maestro (genitore) insegna ai suoi discepoli (i propri juniors) come esprimere stati d’animo adeguati al contesto e al momento adatto. E come valorizzarli a proprio beneficio.

Ad esempio, ai miei figli, dico: quando volete ottenere qualcosa, fate attenzione allo stato d’animo dell’interlocutore. Preparatelo se volete attirarlo dalla vostra parte.

Per inciso: “Non formulate richieste se mi vedete distratto o preoccupato. È più facile avere ciò che desiderate se lo richiedete dopo aver annunciato un ottimo all’ultima verifica scolastica o dopo aver ordinato, di proprie iniziativa, la vostra cameretta.”

Funzioniamo così, noi, gli esseri umani, ed è bene impararlo il prima possibile.

La comunicazione efficace: la vera hard skill tra le soft skills

Gli allenamenti all’arte della parola fin dai primi anni di vita offre alle nuove leve del mondo di domani un reale vantaggio discorsivo in un’epoca in cui la Regina delle competenze, la vera hard skill tra le soft skills è la comunicazione efficace.

Per far alzare le persone dalla sedia e portarle dritte verso il nostro obiettivo non bastano le parole in testa.

Più delle volte, a fare la differenza sono proprio le parole che riescono a colpire il cuore.

Per esempio, nel 2016, il Nobel alla letteratura è andato per la prima volta alla musica, a Bob Dylan per esattezza. Vinse il premio per le emozioni che le sue parole scolpirono nei cuori dei suoi fan.

Le emozioni arricchiscono di significato le parole e rendono l’uditorio più predisposto ad essere persuaso. Il premio Nobel della prestigiosa Accademia svedese lo conferma.

Sono sempre le emozioni a far girare l’economia. I pubblicitari l’hanno capito da tempo. Ma anche la politica, la finanza, il tuo capo, il vicino di pianerottolo, tua moglie e i tuoi juniors.

Mia figlia, per dire, ci ha preso gusto e si diverte un mondo.

“Papà, mi compri un gelato?”

“No, hai mal di gola.”

“Papino, ino, ino, mi compreresti, per favore, quel gelato che abbiamo mangiato l’altra volta quando ci siamo divertiti da matti a fare «monkey business»?”

Lo dice con voce soave e sguardo seducente e tu prova a dire di no alla sua richiesta.

Anche se a forza di studiare la retorica mi sono iniettato una buona dose di anti persuasione, per lei funziona, naturalmente 😉

Il discorso perfetto: deve piacere e comuovere

Gli antichi romani sapevano che per essere persuasivo, un discorso deve piacere e commuovere.

Fu l’idea di Cicerone, e tutti si misero d’accordo. Allora, come ora.

Guarda gli interventi TED. Nessuno ci arriva lì, senza un Ethos da sballoLogos ne hanno tutti, a sufficienza. Ma le danze le guida il Pathos.

Discorsi illuminanti, oratori che ispirano

Speakers che contano parlano di cose importanti per farti commuovere, per divertirti, per entusiasmarti.

Per motivarti e per illuminarti. Sono persone che ispirano, che scuotono le tue certezze e poi ti fanno tornare a casa diverso.

Come lei, Nancy Etcoff, che ci fa scoprire cose mai sentite prima sulla sorprendente scienza della felicità.

O come lui, Sir Ken Robinson, che invita nel suo esilarante La scuola uccide la creatività? a riflettere sull’estinzione della … creatività, a scuola.

Forse non tutti gli speakers che salgono sui palchi di TED hanno la Retorica sul comodino. Di certo, però, Aristotele sarebbe fiero a vederli lavorare sodo con i suoi strumenti.

Del resto, un tentativo di ridare alla retorica il posto che le spetta lo ha fatto anche Chris Anderson, il direttore di TED, con il suo Il miglior discorso della tua vita.

Ispirare, emozionare, convincere, ecco quali sono i tre attributi di un discorso ben fatto, secondo l’autore.

Non solo su un palco, davanti a un uditorio, ma anche nella vita di tutti i giorni, a casa, a scuola e in azienda, di fronte a qualsiasi uditorio.

Dopo aver fatto lavorare Ethos, l’argomento fondato sul carattere, ora ti è più chiaro perché Pathos, l’argomento fondato sull’emozione, è di fondamentale importanza.

Mentre il primo conferisce credibilità alle tue parole aiutandoti a guadagnare la fiducia dell’uditorio, il secondo accende le passioni, portandole dritte al cuore di chi ascolta.

È tanto, ma non tutto. A completare il trio degli strumenti retorici aristotelici è Logos che potrai scoprire nel prossimo articolo.

A presto,

Lucian

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Foto: takaiphone2010 (copertina) e Nghia Le

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