La comunicazione non verbale: la gestione dello spazio nei rapporti interpersonali
Ficcanaso o (troppo) cauti?
Questo è un articolo sulla comunicazione non verbale e su come la gestione dello spazio influisce sui rapporti interpersonali.
Lo spazio che scegliamo di occupare nelle interazioni con gli altri è carico di simboli, significati e condizionamenti linguistici e comportamentali. Parla di noi e delle distanze che vogliamo porre o ridurre tra noi e i nostri interlocutori.
L’esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque.
Enzo Jannacci
La prossemica, la nuova scienza dello spazio interpersonale
Nel 1966, l’antropologo statunitense Edward T. Hall decise di mettere insieme i risultati delle sue ricerche sul comportamento umano e animale nello spazio fisico e di trasformarli in un libro.
Lo intitolò La dimensione nascosta (titolo originale The Hidden Dimension, introvabile in italiano) e descrisse le sue riflessioni su come percepiamo lo spazio fisico.
Coniò il termine prossemica per indicare lo studio dello spazio e delle distanze connesse all’interazione comunicativa interpersonale nelle varie culture.
Lo spazio, pertanto, è considerato uno dei più importanti strumenti comunicativi. Frammentato in unità più piccole che Hall chiamò distanze, allo spazio viene conferito un significato diverso a seconda della cultura in cui viene letto.
Noi abbiamo una certa idea dello spazio, non sempre consapevole, che si riflette nei comportamenti che adottiamo di fronte alle persone che sentiamo e che vogliamo vicine o lontane.
Ad esempio, la fila: è un’unità dello spazio che ha un significato culturalmente diverso. La troviamo sempre alle Poste, a volte nelle banche e nelle farmacie, interminabile alle casse del supermercato alle ore di punta, caotica alla fermata dell’autobus se siamo in Italia o in Romania, ordinatissima, invece, in Inghilterra. 😉
Ebbene, la fila – ho avuto modo di verificarlo più volte, in prima persona – ha un significato diverso nella cultura italiana, rumena, inglese o francese.
In Inghilterra, alla fermata dell’autobus, la fila è sacra e a nessuno passa per la testa di saltarla: si sale sul mezzo di trasporto nell’ordine in cui si è arrivati alla fermata e quando l’autista dice “Stop, è pieno!”, gli altri attendono pazientemente e rigorosamente in fila l’autobus successivo. Senza proteste, senza spintoni, senza borbottìi.
Né in Italia, né in Romania non ho ancora visto la fila così profondamente rispettata alle fermate dell’autobus. A dire il vero neanche in Francia.
In un viaggio in Romania, il mio Paese di nascita, sono stato costretto a difendere il mio spazio personale di fronte a una signora di mezza età, dall’aria contadina, che mi respirava sul collo mentre mi preparavo a pagare il conto in una farmacia del posto.
Le dissi: “Mi scusi, signora, ci soffochiamo stando così vicini” (sottinteso: dato che non ci conosciamo).
Mi rispose: “Mi scusi, giovanotto, guardi su, l’aria condizionata è accesa, non c’è rischio di soffocamento.”
Decisi di non ribattere all’inopportuna battuta della signora, mia connazionale. Lessi la sincera solidarietà sul viso della farmacista, pagai e me ne andai pensando alla gestione dello spazio nella farmacia sotto casa mia, in Italia: non meno di tre metri tra l’acquirente e il primo cliente in fila.
La gestione dello spazio personale
Questo è successo a me, ma per capire qualcosa di più sulla personale gestione dello spazio pensiamo ai primi incontri amorosi, quando desideriamo ardentemente la vicinanza della persona amata.
La vogliamo accanto anche quando esita e tende ad allontanarsi perché percepisce che lo spazio intimo sia stato invaso. Allora lei o lui, naturalmente, si accinge a difenderlo. Più o meno come feci io nella farmacia rumena.
Il comportamento umano è, secondo Hall, una sintesi dell’esperienza che l’essere umano fa dello spazio.
Hall ritiene che nello spazio fisico, persone di culture diverse si comportano diversamente a seconda delle relazioni che instaurano, delle attività che svolgono e delle emozioni che vivono.
In altre parole, siamo ciò che siamo e facciamo ciò che facciamo in virtù dello spazio che occupiamo. Persone culturalmente diverse vivono mondi sensorialmente diversi.
Molte delle esperienze infelici dal punto di vista relazionale sono conseguenza di una errata lettura dello spazio fisico o mentale: troppo vicini al momento sbagliato o troppo lontani al momento giusto.
Ci troviamo a proprio agio solo quando i confini dello spazio che occupiamo, dai più concreti ai più simbolici, sono protetti e rispettati.
Gli spazi interpersonali nella comunicazione
Gli spazi interpersonali sono le distanze che poniamo tra noi e gli altri e sono cariche di simboli e significati. Li conosciamo anche con l’espressione distanze interpersonali.
Hall ne distingue quattro: a ciascuna distanza corrisponde uno specifico registro linguistico e comportamentale.
La distanza intima, il registro della confidenza (0 – 45 cm)
È lo spazio del contatto fisico, della fiducia incondizionata, delle emozioni immediate, lo spazio del corpo a corpo, in amore come nel combattimento.
Lo spazio intimo fornisce feedback immediati: si possono cogliere i cambiamenti del ritmo respiratorio, della struttura muscolare o del colorito del viso. In caso di fraintendimento sui suoi confini, l’accesso nello spazio dell’intimità può essere percepito come un tentativo d’invasione o di aggressione.
Per sua natura, è uno spazio da toccare inguantati.
La distanza intima è consigliata nei rapporti di confidenza ed è da evitare nelle situazioni formali come le trattative e le vendite. Sono mal tollerati in contesti altamente formali come la diplomazia.
La distanza personale, il registro della complicità (45 – 120 cm)
È lo spazio dell’amicizia dove il contatto corporeo è possibile, ma l’influenza fisica è limitata. Si possono percepire abbastanza chiaramente i cambiamenti del ritmo respiratorio, le espressioni del volto, il colorito del viso e degli occhi.
Il tono di voce è moderato.
La distanza personale è consigliata nelle conversazioni amichevoli e di cortesia.
La distanza sociale, il registro della neutralità (120 – 365 cm)
È la distanza che prendiamo quando diciamo: “Allontanati, così posso guardarti!” È lo spazio in cui viene percepita la nostra voce, ma non è più possibile il contatto fisico.
Questo è lo spazio dei luoghi pubblici e degli uffici dove pareti divisorie o sportelli tengono a distanza l’interlocutore. È la zona della neutralità amministrativa e della diplomazia.
La gestualità e il sorriso hanno un ruolo importante quando si desidera attenuare il distacco.
La distanza pubblica, il registro del carisma (fino a 8 m e oltre)
È la distanza da palcoscenico, che troviamo, inoltre, nelle classi, tra insegnante e studenti e nei contesti aziendali, durante riunioni e workshop.
La distanza tra locutore e il suo uditorio può essere colmata per mezzo di stimoli consistenti:
- voce più alta
- espressioni accentuate del volto (sorriso, sguardo interrogativo, sorpresa)
- colore degli abiti (segni di adesione e di appartenenza a uno specifico gruppo, evidenza della posizione)
- aspetto generale della figura (dinamismo, carisma)
La distanza pubblica è simile alla rappresentazione teatrale: colori, luci, frasi a effetto, abbigliamento, presenza fisica devono essere accentuate.
Ciò che siamo chiamati a difendere o conquistare nella nostra quotidianità è, pertanto, un insieme di territori ricchi di significati culturali e comunicativi.
Che cosa succede quando qualcuno sconfina nel nostro spazio che riteniamo personale e, di fatto, inviolabile?
La risposta, nel breve e divertente video che trovi qui sotto.
Lo spazio nei rapporti interpersonali: conclusione
Gli spazi interpersonali, pertanto, condizionano i nostri comportamenti nella società ed influenzano lo stato emotivo di ciascuno di noi.
Gli spazi che occupiamo veicolano una gamma variegata di simboli e significati di carattere:
- affettivo: la relazione con l’interlocutore
- psicologico: il diritto all’intimità nella vita personale
- estetico: stile d’abbigliamento, colore, accessori
- gerarchico: posizione sociale, titolo
- olfattivo: la scelta di un particolare profumo
Questo è quanto sullo spazio 🙂
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Lucian Berescu