Le parole giuste, che cosa raccontano
Come trovare le parole giuste, quelle che raccontano la storia personale, la nostra e quella degli altri.
Le parole giuste sono le chiavi per aprire le porte della nostra vita e il portone dell’Umanità.
L’Umanità si muove, cambia e si trasforma con e attraverso le parole.
La nostra vita cambia e si arricchisce quando cerchiamo le parole giuste. S’impoverisce quando smettiamo di cercarle.
Isocrate che per un po’ fu contemporaneo di Aristotele, autore del miglior libro sulla comunicazione efficace, disse agli ateniesi e lasciò ai posteri questo bel pensiero:
La parola, del resto, è il solo vantaggio che la natura ci ha dato sugli animali, rendendoci così superiori in tutto il resto.
Isocrate
Sulla superiorità ho qualche perplessità, a dire il vero.
Cosa ci insegna la Storia
La Storia ci insegna che le parole possono trasformarsi in un potente mezzo di distrazione e di distruzione di massa quando finiscono nelle mani, o per meglio dire, nella bocca sbagliata.
Due devastanti guerre mondiali lo scorso secolo, atrocità inimaginabili in giro per il mondo sul finire del secondo millennio e conflitti sempre più sofisticati ma dagli esiti ugualmente distruttivi per il pianeta ci dicono che nella realtà ci muoviamo spesso incuranti della potenza che le parole celano.
Ci sfuggono spesso di mano e dalla bocca e vanno a concretizzarsi in azioni che portano spesso buio e conflitti nella vita delle persone, quando invece le parole dovrebbero portarne luce e pace, ancora più spesso.
Una poesia, bellissima
La poesia da cui ho presso ispirazione per questo articolo si intitola Trovare la parola giusta, fa parte del volume Taccuino d’appunti ed è scritta da Ryszard Kapuściński, autore polacco.
Leggiamola.
TROVARE LA PAROLA GIUSTA
Trovare la parola giusta
che sia nel pieno delle forze
che sia tranquilla
non sia isterica
non abbia la febbre
non sia in depressione
in essa si può confidare
trovare una parola pura
che non abbia denigrato
non abbia denunciato
non abbia preso parte alla caccia delle streghe
non abbia detto che il nero è bianco
si può avere speranza
trovare parole ali
che permettano
di sollevarsi almeno
di un millimetro su tutto questo.
Ogni tentativo di trovare la parola giusta è pertanto un viaggio nell’anima dell’Umanità.
Ogni ricerca della parola giusta è un tentativo di dominare, di scoprire, di modificare la realtà.
Ogni tentativo di trovare le parole nel pieno delle forze è un atto di liberatoria ribellione dinanzi a una realtà fatta di tante paure e poche certezze.
Trovare la parola giusta che sia tranquilla / non sia isterica è il tentativo evitare lo smarrimento nella realtà liquida e sfuggente che viviamo.
Trovare le parole giuste significa esplorare i sentieri nascosti nel gorgogliante brusio dell’Umanità.
Le parole hanno bisogno di amore e di disciplina per essere giuste.
Il parlare, il sentire, il pensare e l’agire prendono forma e concretezza con il fascino delle parole.
Sono le parole i pennelli che creano immagini, le immagini alimentano i pensieri e quest’ultimi si trasformano in desideri prima di diventare azioni.
Le azioni che nascono e si concretizzano con le parole ci definisco per quello che siamo e tracciano le strade che nella vita percoriamo.
La vita di chi in giro per il mondo scova parole
Kapuściński si è spento nel 2007 consegnando alla storia della letteratura mondiale la vita di un giornalista che ha girato il mondo e trasformato un genere giornalistico – il reportage – in un capolavoro letterario.
Un’operazione che può fare o uno molto inquieto o uno capace di perdersi in giro per il mondo a scovare parole per descrivere, capire e raccontare l’Umanità. Con curiosità verso il mondo e verso il prossimo, come lui stesso ebbe a dichiarare in questa intervista rilasciata in uno dei suoi soggiorni italiani.
Lui era sia inquieto sia vagabondo, uno che arrivava quando altri suoi colleghi di mestiere se ne andavano.
Ryszard Kapuściński considerava essenziale per un giornalista e – aggiungo – nella vita di tutti i giorni guardare, ascoltare e poi sforzarsi di capire. Prima di
trovare parole ali
che permettano
di sollevarsi almeno
di un millimetro su tutto questo.
#ilversocheamo
Ryszard Kapuściński in Taccuino d’appunti
Lui era così: guardava, ascoltava, cercava di capire. Poi raccontava ciò che aveva visto, sentito e compreso.
E noi ne prendiamo esempio: guardiamoci, ascoltiamoci e sforziamoci di capire, prima di parlare.
A presto,
Lucian
Foto dall’archivio personale
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