Come studiare
Di recente mia figlia, terza elementare, ha dovuto imparare a memoria e in lingua inglese la Piramide alimentare. Naturalmente, una versione semplificata, adatta alla sua età.
A memoria, sì, ma come?
Ebbene come imparare, come studiare per quel che vedo viene spesso trascurato nelle aule scolastiche.
Facciamo chiarezza, ma prima diamo la parola a Twain che dice la sua sul perché esplorare territori sconosciuti.
Lo studio è ancora un territorio sconosciuto per chi, a 8 anni, si accinge a prendere di petto la scuola e la vita.
Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite.
Mark Twain
Studiare si impara
Studiare si impara, come con qualsiasi altra attività, nella nostra quotidianità.
Basta avere un metodo, cioè un modo personale con cui ciascuno di noi nel proprio universo cerca di raggiungere un obiettivo.
Grazie al suo compito e con l’aiuto di una tecnica vecchia più di due mila anni fa, mia figlia è riuscita a imparare a memoria e in breve tempo i concetti presenti nella Piramide.
E, cosa da non sottovalutare, a divertirsi studiandola.
Quindi studiare con metodo può essere dilettevole oltre che utile e non è da poco.
Vediamo allora il metodo che ha applicato Chiara, la mia junior più grande.
Potrebbe esservi utile anche se avete più di 8 anni, per fare dell’apprendimento un divertimento 🙂
Il Palazzo
Il metodo applicato è, in realtà, inventato dall’avvocato e filosofo dell’antica Roma Marco Tulio Cicerone.
Io l’ho solo adattato al compito scolastico di mia figlia, di poco più di otto anni.
Cicerone la chiamò la tecnica dei loci, ma è meglio conosciuta come il Palazzo della Memoria.
Ne parlai in questo post, dal titolo Come tenere un discorso memorabile e ne parlo più diffusamente nel mio libro L’Arte del Parlare con Arte.
Per farci stare dentro la Piramide alimentare, l’abbiamo rinominato.
Le Stanze Colorate
Per farci stare dentro la Piramide alimentare, l’abbiamo rinominato Il Palazzo delle Stanze Colorate.
In pratica, abbiamo assegnato:
- a ogni concetto un numero (per un totale di cinque concetti chiave)
- a ogni numero una stanza
- a ogni stanza un colore
Guarda la foto dell’apertura del post per farti un’idea.
E il gioco è fatto.
Il Palazzo delle Stanze Colorate è composto da cinque grandi stanze, diversamente colorate e pronte ad accogliere i 5 concetti più importanti.
In seguito, una piacevole passeggiata per le stanze del Palazzo per un saluto e per vedere come stanno gli ospiti (ovvero i concetti chiave) e il compito è completato.
Il Palazzo così concepito può avere grandezza variabile, in funzione del numero di concetti che si vuole memorizzare.
Il Palazzo delle Stanze Colorate è il METODO di studio efficace e divertente che ha aiutato mia figlia a imparare in lingua inglese la Piramide alimentare.
Di questo abbiamo parlato quando siamo saliti, per la prima volta insieme, su un palcoscenico.
È stato in occasione della XII finale regionale del Torneo di dibattito regolamentato Palestra di Botta e Riposta che si è svolto nel suggestivo Centro Culturale Altinate Santo Gaetano di Padova.
Il tema della Finalissima è stato: Il ’68 per l’ “immaginazione al potere”: la Generazione Z condivide? e ha messo a grande prova retorica ed argomentativa i 12 membri delle 2 squadre finaliste: Il Liceo linguistico “F. da Collo” di Conegliano e Liceo Scientifico “Don Bosco” di Padova.
Prova, superata, manco a dirlo, brillantemente da entrambi i team impegnati in una disputa carica di emozioni ed entusiasmo.
Si è parlato di immaginazione al potere e del potere dell’immaginazione. E ogni squadra ha difeso con determinazione la propria posizione retorica.
In questo contesto, richiamando a memoria l’esperienza del nostro Palazzo delle Stanze Colorate ho ricordato ai protagonisti della finale, adolescenti di oggi e adulti di domani, che immaginare va bene, sognare anche.
Sognare e inventarsi un metodo va invece meglio: nello studio, nel lavoro e nella vita.
Un saluto,
Lucian Berescu
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