Come persuadere senza dire una parola

Aggiornato: 12 Giugno 2023

Come persuadere senza dire una parola

Come persuadere senza dire una parola

Ma come, Lucian, ho letto decine e decine dei tuoi post in cui ci esorti a comunicare meglio e tutto a un tratto, mi dici di non proferire parola?

Com’è questo fatto, Lu’?

Qualcosa non mi torna, vedi di darti una raddrizzata, eh …

🙂

Hai ragione, ora raddrizzo tutto. Inizio subito con questa bella citazione:

È meglio che gli altri condividano le vostre idee per mezzo delle vostre azioni, senza che diciate una parola. Dimostrate, non spiegate.

Robert Greene

Limpide come l’acqua cristallina, l’idea di Greene, siamo d’accordo?

Prestami attenzione, ti racconto una storiella

Ora ti racconto questa storiella.

Prestami attenzione, è molto importante.

Siamo nel 1502, nella bella Firenze.

Un gruppo di amici artisti fiorentini scrivono a Michelangelo Buonarotti che all’epoca viveva a Roma.

Gli chiedevano di ritornare per iniziare a lavorare un blocco di marmo rovinato da un foro praticato erroneamente da uno scultore poco abile.

Uno splendido pezzo di pietra grezza, infelicemente mal ridotto che aspettava due mani maestre per dar vita a qualcosa di indimenticabile: in pochi credevano che sarebbe potuto accadere.

Tornato a Firenze, Michelangelo esaminò la pietra e concluse che avrebbe potuto realizzare una statua.

Il giovane Davido con la fionda in mano

Iniziò a lavorare e realizzò una bella figura, oggi famosa in tutto il mondo: il giovane David con la fionda in mano.

All’epoca, a lavoro quasi finito, Pietro Soderini che copriva la prestigiosa carica di gonfaloniere di Firenze gli disse che la statua era magnifica.

Atteggiandosi a buon conoscitore studiò l’imponente lavoro e gli fece notare che il naso, tuttavia, era troppo grande. Guardava la grandiosa statua dal basso, dalla prospettiva sbagliata.

Michelangelo non si mise a discutere, ma lo invitò a salire sull’impalcatura.

Prese lo scalpello in una mano e un po’ di polvere di marmo che ricopriva le tavole nell’altra. Mentre batteva leggermente il naso della statua, lasciò cadere a poco a poco la polvere che teneva nascosta nella mano.

Non fece alcuna modifica, diede solo l’impressione di lavorarci. Poi si spostò e disse:

Guardatelo ora.

Ora mi piace. L’avete fatto diventare vivo rispose il gonfaloniere.

Non si discute l’indiscutibile

Michelangelo fece una mossa molto astuta: non si mise a discutere l’indiscutibile con una carica prestigiosa della città per non compromettere le sue future commesse.

Cambiò, invece, letteralmente il punto di vista dell’interlocutore facendolo credere di aver migliorata la statua.

Molto spesso nelle interazioni quotidiane spendiamo troppe energie nel sostenere a oltranza un punto di vista, quando, invece, sarebbe più efficace ascoltare e mettere in atto un abile cambio di prospettiva. Proprio come ci insegna Michelangelo.

Lavorare ai fianchi è più utile che investire l’interlocutore di parole come un Italo a massima velocità.

Massimo risultato, minimo sforzo

Si può chiamare tatto oppure astuzia.

Oppure diplomazia, poco importa.

L’importante è il risultato (massimo) e l’energia impiegata (minima) per raggiungerlo.

Michelangelo ci  sapeva fare, con gli umani come con i blocchi di pietra.

Persuadere la bontà di una propria idea senza urtare la sensibilità dell’interlocutore e con un dispendio di energia minimo non è mai una passeggiata sotto al chiar di luna.

Per converso, persuadere un uditorio sulla difensiva è come sbattere la testa contro un muro: fa male e non si avanza di un millimetro.

Parlare meno o tacere è meglio e più persuasivo.

Meglio far giungere il proprio pensiero all’interlocutore per mezzo dei fatti: è più efficace che discutere, senza nulla togliere al piacere della discussione.

Dunque, Michelangelo ci insegna questa bella lezione: persuadere senza dire una parola si può.

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Ci rileggiamo presto,

Lucian

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