Come cambiare se stessi

Aggiornato: 7 Aprile 2023

Come cambiare se stessi

Come cambiare se stessi

Come cambiare se stessi: una sfida cruciale per il proprio percorso di crescita personale e professionale.

In questo articolo ho scelto di condividere il brano di un libro che mi ha fatto riflettere sul significato del concetto di cambiamento.

Si tratta di un testo pubblicato per la prima volta diversi anni fa, aggiornato e ripubblicato di recente. In questo volume, ho trovato una visione non convenzionale del mondo in generale e delle finanze personali in particolare.

Il brano che ti propongo è uno spezzone del dialogo che l’autore, ancora bambino, ebbe con il padre del suo migliore amico di infanzia. All’epoca, di lui pensava fosse un padre ricco.

Sono tantissime le cose della vita di cui non abbiamo il controllo. Io ho imparato a concentrarmi su ciò di cui ho il controllo: me stesso. E se le cose devono cambiare, prima devo cambiare io.

Robert T. Kiyosaki

Per comprendere al meglio il messaggio del brano che ho scelto, ti descrivo brevemente il contesto in cui si svolge.

Il contesto

All’età di 9 anni, Robert, l’autore del libro, accetta la proposta di lavorare ogni sabato per tre ore a 10 centesimi all’ora spolverando le merci disposte sugli scaffali di un supermercato di proprietà del padre del suo miglior amico, Mike.

Lo fa perché vuole imparare a diventare ricco, proprio come il padre del suo miglior amico.

Dopo un po’ però, comincia a pensare di essere stato seriamente ingannato da un uomo avaro che non gli insegnava nulla.

Era il 1956 e i 30 centesimi che intascava ogni sabato erano l’equivalente di tre fumetti. Troppo poco, anche per un bambino di nove anni.

Frustrato e arrabbiato, Robert decide di chiedere spiegazioni al suo “datore di lavoro”, il padre spilorcio del suo miglior amico.

Cambiare quella cosa …

Cambiare quella cosa che sta tra un orecchio e l’altro: la nostra testa, la nostra mente.

Il cambiamento inizia con la scelta coraggiosa e spesso dolorosa di dare una sterzata al nostro mindset, al modo come vediamo noi stessi e il mondo circostante.

Senza questa significativa virata, non si può parlare di cambiamento.

Questo è il dialogo tra i due:

Robert: E qual è la lezione appresa lavorando per dieci centesimi all’ora? Che lei è avaro e sfrutta i suoi operai?

 

Il padre ricco si appoggiò sullo schienale e si mise a ridere di cuore. Poi spiegò:

 

Faresti meglio a cambiare il tuo punto di vista. Smettila di darmi la colpa e credere che sia io il problema. Se ragioni così, devi cambiarmi. Se invece ti rendi conto che il problema sei tu, puoi cambiare te stesso, imparare qualcosa e diventare più saggio. Molti vogliono che siano tutti gli altri a cambiare, tranne se stessi. Lascia che te lo dica: è più facile cambiare se stessi che cambiare gli altri.

 

R: Non capisco.

 

Padre ricco, con una certa impazienza: Non incolparmi per i tuoi problemi.

 

R: Ma se mi paga solo dieci centesimi …

 

P.r., con aria benevola: Allora cos’hai imparato?

 

R, con un ghigno: Che lei è uno spilorcio.

 

P.r.: Vedi, tu pensi che il problema sia in me.

 

R: Infatti, è così.

 

P.r.: Va bene, continua a tenerti questa convinzione e non imparerai niente. Tieni ancora questo atteggiamento, accusami, che scelte ti restano?

 

R: Se non mi retribuisce meglio, se non mostra maggior rispetto per me, e non mi insegna nulla, me ne vado.

 

P.r.: Ben detto. Proprio quello che fa la maggior parte della gente. Si licenzia per cercare un altro posto, un lavoro migliore, o meglio retribuito, ritenendo che la nuova professione o il salario incrementato risolvano il problema. Nella maggioranza dei casi, però, non lo risolvono.

 

R: E allora, cosa dovrei fare? Accettare con compiacenza questi miseri dieci centesimi all’ora?

 

P.r., sorridendo: È quello che fanno gli altri. Ma si limitano a questo, aspettando un aumento di stipendio nella convinzione che qualche dollaro in più risolverà i loro problemi. Lo accettano, disposti anche a sgobbare in un secondo lavoro, per il quale riceveranno un’altra ricompensa da fame.

 

R, fissando il pavimento, cominciando a comprendere la lezione che il padre di Mike, il padre ricco, gli stava impartendo. Coglieva il primo assaggio di quella che è la realtà. Poi, rialzando la testa chiese: Dunque, cos’è che risolve il problema?

 

P.r.: Questo, spiegò sporgendosi in avanti sulla sedia e toccandogli delicatamente la tempia. Quella cosa che sta tra un orecchio e l’altro.

La gabbia

Ecco, quella cosa che sta tra un orecchio e l’altro è spesso la gabbia in cui sono rinchiusi pensieri negativi, condizionamenti sociali, trappole mentali e pericolosi autoinganni.

Alcuni esempi:

Io non ce la faccio …

Io sono fatto così …

Io non posso …

Non ci riesco …

È colpa sua … È colpa mia …

Sono sfigato …

Ha avuto fortuna …

Liberarsene è difficile, e il dialogo chi ti ho proposto ne è un bel esempio.

Vogliamo che gli altri cambino, tralasciando l’unica cosa che possa portare a un autentico miglioramento: il cambiamento di se stessi.

Invece di pretendere che gli altri ci comprendano e ci mostrino compassione, meglio rivedere le nostre convinzioni, le nostre credenze, i nostri valori.

Soprattutto, le nostre parole.

Il libro

Il libro da cui ho scelto il brano è Padre ricco, padre povero di Robert Kiyosaki, imprenditore, divulgatore e attivista dell’alfabetizzazione finanziaria.

Personalmente, l’ho apprezzato:

  1. per come mette in discussione il concetto di attivo in relazione all’abitazione, quando invece è un passivo a tutti gli effetti: assorbe tante risorse e non genera alcun reddito
  2. per il modo in cui spiega come e perché costruire attivi è più importante di un buon stipendio

Fino a quando si parla di tutto e di tutti dimenticando se stessi e le risorse che possediamo e che decidiamo di non valorizzare per ingannevole comodità, quella cosa tra un orecchio e l’altro sarà semplicemente una parte del nostro corpo, non la più importante.

In questi casi, si corre l’alto rischio di contrarre … la lamentosite cronica che si manifesta con continue lagne contro se stessi e contro il mondo.

Difficile da curare, ma non impossibile.

Cosa fare

Invece ecco cosa possiamo fare: guardare alla nostra testa con occhi diversi e considerarla per quello che veramente è: la cabina di comando della nostra vita, oltre che la più importante parte del nostro corpo.

Questo cambio di prospettiva coincide con un primo, significativo primo passo per toglierci da dove siamo e portarci dove vogliamo esserci.

È un bel viaggio, fatto di piccoli passi, un passo alla volta, una parola dopo l’altra, che ci porta su vie, viuzze e vialoni dritti-dritti alla Stazione dell’Essere Se Stessi, Migliori.

È questo il mio augurio a tutti voi che state leggendo:

Diventate ciò che potete essere, voi Stessi, migliori, un passo alla volta, parola dopo parola.

A presto,

Lucian Berescu

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