Ascolto attivo: 3 consigli pratici per migliorarlo

Aggiornato: 23 Marzo 2023

Ascolto attivo: 3 consigli pratici per migliorarlo

Come migliorare l’ascolto attivo

Parliamo di relazioni e di come starci dentro, al meglio.

Passata la luna di miele dell’innamoramento, iniziano le montagne russe della convivenza quotidiana. Ci sono passato e so di che cosa parlo.

Che cosa tiene insieme due persone in una relazione? Che cosa fa davvero fiorire una relazione, nel tempo e nonostante il tempo?

Ho dedicato un articolo a ciascuno dei 4 punti di forza che rendono salde, le relazioni che contano:

Certo, lavorare sodo su questi valori per renderli solidi punti di forza può fare una grande differenza nella vita di coppia. Eppure sono fermamente convinto che oltre a questi, ce ne sia un’ulteriore fattore in grado di limitare le turbolenze interpersonali e accrescere il benessere relazionale.

Mi riferisco all’ascolto e più precisamente all’ascolto attivo.

Ascoltare con cura e attenzione può essere più produttivo che parlare.

Edward de Bono

Ascolto attivo: la definizione

Nell’articolo di oggi, ho scelto di condividere alcuni spunti proprio su come valorizzare questa capacità, messa in ginocchio dalle numerose tentazioni che pervadono la quotidianità del terzo millennio.

Prima, la definizione: è ascolto attivo quando accettiamo l’esperienza del nostro interlocutore senza sottoporla ai nostri giudizi, stereotipi o schemi culturali predefiniti.

Significa, in altre parole, pensare CON l’interlocutore, NON su di lui o al suo posto.

I primi a definire con rigore l’ascolto attivo sono stati Carl Rogers e Richard Farson. In questo estratto dal libro Communicating in Business Today, i due sottolineano:

When people are listened to sensitively, they tend to listen to themselves with more care and to make clear exactly what they are feeling and thinking. Groups members tend to listen more to each other, to become less argumentative, more ready to incorporate other points of view. Because listening reduces the threat of having one’s ideas criticized, the person is better able to see them for what they are and is more likely to feel that his contributions are worthwhile.

 

[…] Besides providing more information than any other activity, listening builds deep, positive relationships and tends to alter constructively the attitudes of the listener. Listening is a growth experience.

 

Quando le persone si sentono ascoltate attivamente, tendono ad ascoltare con maggiore attenzione se stesse e a esporre con maggiore chiarezza che cosa sentono e pensano. Nei gruppi, coloro che ne fanno parte tendono ad ascoltarsi di più tra di loro, diventano meno polemici e più preparati ad accogliere punti di vista differenti. Perché l’ascolto attivo riduce la minaccia di sentirsi criticato, si è capaci di vedersi meglio per quello che realmente si è ed è più probabile sentire meritevole il proprio contributo.

 

[…] A parte il fatto che può portare più informazioni di ogni altra attività, l’ascolto costruisce legami profondi e positivi e tende a modificare in meglio gli atteggiamenti dell’ascoltatore. L’ascolto è un’esperienza di crescita.

L’ascolto attivo è fondamentale per instaurare e mantenere un genuino contatto con il nostro interlocutore. Lo sappiamo tutti, qualcuno di più, qualcun’altro di meno, ma poi, nella realtà dei fatti, spesso non riusciamo ad applicarci per allenarlo e rafforzarlo, nonostante i buoni propositi che ci diamo.

Il rischio che si corre in questi casi è quello di sprofondare nel buco nero del tu hai (sempre) torto ed io ho (sempre) ragione.

Come allenare l’ascolto attivo

Che cosa possiamo fare per allenare e rafforzare l’ascolto attivo?

Prima di tutto non credere minimamente che ciò che hai da dire sia più importante di quello che hanno da dire gli altri.

Chiunque incontriate sa qualcosa che voi non sapete.

Bill Nye

Ascoltare attentamente l’interlocutore è uno sforzo cognitivo non da poco e mai scontato.

Se il parlare può essere visto come un processo di output dell’informazione (tu fornisci informazioni agli altri), l’ascolto è il processo di input dell’informazione, ovvero ciò che ti permette di raccogliere informazioni sul tuo interlocutore (sul significato del suo messaggio e, ancora più importante, sul suo stato di animo), sull’argomento in discussione e sul contesto in cui vengono fornite.

Un buon ascolto equivale a un egregio lavoro di intelligence discorsivo che permette di entrare in contatto con la visione dell’interlocutore e con le sue idee che a loro volta possono far germogliare nuovi pensieri, aiutarci a preparare un’azione o a raddrizzare un comportamento.

Tutte cose veicolate dalle parole, in direzione mente, spesso con una fermata al cuore.

L’ascolto è il gigante portone verso il mondo. Se lo apriamo abbiamo l’opportunità di scoprire una nuova idea, un nuovo punto di vista, una nuova prospettiva, una nuova visione, ma anche nuove parole, nuovi significati, valori, credenze e convinzioni che contano in maniera diversa per persone provenienti da culture diverse.

Sentire, ma non ascoltare ci priva di tutto questo.

Per starci dentro una relazione, di amore, di amicizia, di parentela o professionale, è necessario essere un buon ascoltatore.

Più facile a dirlo che a farlo.

Vedo troppo spesso persone che solo apparentemente ascoltano, mentre, in realtà aspettano il proprio turno, a volte neanche molto pazientemente, per prendere la parola.

Queste sono le persone che ascoltano poco o non ascoltano affatto.

come-essere-un-buon-ascoltatore

Come diventare un buon ascoltatore

Vediamo, nella pratica, come diventare, con 3 parole chiave, un buon ascoltatore.

Focus

Il buon ascoltatore ha un elevato livello di attenzione nei confronti dell’interlocutore: più il suo sguardo mantiene il contatto, più il livello di attenzione è alto.

Interesse

È il segnale di partecipazione attiva a uno scambio discorsivo costruttivo: il buon ascoltatore si interessa genuinamente all’interazione, ascolta il messaggio verbale, intercetta i segnali non verbali (emotivi e gestuali) e fa domande attinenti all’argomento.

I Signori e le Signore del Blabla, al contrario, sono coloro che parlano e parlano e parlano … No, non sono interessati minimamente all’interazione.

Vedono – e che tristezza! – nel proprio interlocutore un contenitore in cui travasare informazioni scadenti, dettagli inutili, timori, rancori e dolori passati o presenti, dubbi, azioni improbabili e incertezze del futuro.

Guardati attorno e ne vedrai diversi di Signori e Signore del Blabla.

Migliorare l’ascolto attivo è parte essenziale del tuo percorso di crescita e trasformazione personale e professionale, pertanto prima li e le allontani, meglio potrai proseguire sul tuo sentiero del cambiamento e del miglioramento.

Rispetto

Infine, il buon ascoltatore mostra rispetto e buon senso nei confronti di chi parla: non interrompe e non si assenta dall’interazione.

Che cosa vuol dire?

Non interrompere è chiaro, per quanto poco praticato.

Invece, quando sei in giro per il mondo, mentalmente, mentre il tuo interlocutore ti parla, è questo che fai: ti assenti dall’interazione. In pratica, ci sei fisicamente, ma la mente vaga altrove.

Tempo ed esercizio

O esercizio, nel tempo 😉

Per allenare un autentico ascolto attivo ci vuole più tempo ed esercizio di quanto se ne pensa.

Tuttavia, è l’unico modo per raccogliere informazioni utili a far fiorire la relazione che si instaura con l’interlocutore.

Ad esempio, se prestiamo attenzione, oltre che ai segnali non verbali, all’uso che ne fa l’interlocutore degli aggettivi possiamo cogliere in maniera limpida il livello di padronanza delle emozioni.

L’uso degli aggettivi diminuisce al diminuirsi del dominio delle emozioni.

Le persone usano gli aggettivi non solo per descrivere esperienze ed emozioni ma tendono a usare molti aggettivi anche per appiccicare etichette a persone, situazioni, momenti.

Quando le redini dell’emotività rimangono libere, non di rado sgorgano potenti giudizi e stereotipi. Qualche esempio:

  • Figlia adolescente in viaggio con i genitori: Quel viaggio è stato molto noioso (il paesaggio in realtà era stupendo, ma il viaggio veniva fatto per la decima volta)
  • Pierre e Anna nel film “Cena tra amici”Conosco il senso delle parole e il loro peso. (Pierre) Ah sì? Vaffanculo! (Anna)
  • Colleghi di lavoro a proposito del collega d’ufficio neo assunto: È arrogante e antipatico (in realtà timido e riservato)
  • Vittorio Sgarbi in qualsiasi show televisivo

Parlo, dunque … riassumo

Il riassunto o la sintesi è un aspetto importante in un’interazione verbale: serve a confermare che ciò che è stato compreso sia in linea con ciò che è stato detto.

Il riassunto aiuta la comprensione dell’argomento e lo chiarisce nella mente di chi ascolta.

Naturalmente, solo l’interlocutore che ascolta attivamente, può riassumere facilmente ciò che gli è stato detto.

Indicatori discorsivi del riassunto:

Mi pare di aver capito che … è così / esatto?

Stai dicendo che … dico bene?

Quello che intendi dire è … ho capito bene?

Stai dicendo che … mi confermi?

Appunto importante: il riassunto o la sintesi insieme al feedback è la prova empirica della corretta ricezione del messaggio.

In uno scambio discorsivo è anche un indicatore della pazienza dell’interlocutore. Gli spazientiti si stizziscono in men che non si dica e rispondono di pugno, così:

Ecco, devo sempre ripeterti che …

Tu non capisci …

Mi hai frainteso e adesso non ho più voglia di discutere …

Le domande, importantissime

Un altro elemento importante dell’ascolto attivo sono le domande: mostrano attenzione e interesse, consentono di esplorare l’argomento in discussione e chiarire eventuali fraintendimenti.

Qualche esempio:

Hai visto con i tuoi occhi o parli per sentito dire?

È un fatto accertato?

Ci sono prove che confermano ciò che dici?

I dati che cosa dicono?

Trovarsi in sintonia, locutore e interlocutore, a casa, a scuola, in azienda e nella vita è prima di tutto il risultato di un ascolto attivo e genuino.

Il successo di uno scambio discorsivo (conversazione, discussione, negoziazione ecc.) è ugualmente diviso tra una buona capacità di parlare e a una buona capacità di ascolto attivo, entrambe adatte al contesto.

Il post di oggi, in poche parole e buone

  1. L’ascolto attivo è una capacità fondamentale per stare bene in una relazione
  2. Un buon ascoltatore è focalizzato e assorbe i punti chiave dell’interazione attraverso domande e feedback
  3. L’ascoltatore attento si interessa genuinamente all’argomento in discussione e riassume con le proprie parole i punti salienti
  4. Una migliore capacità di ascolto ci aiuta a vedere le cose da una prospettiva diversa
  5. L’ascolto attivo apre la mente a prospettive inedite su una stessa situazione, condivise da persone diverse con esperienze diverse provenienti da culture diverse

L’ascolto è un gigante portone verso il mondo, ciascuno di noi sceglie quando, come e quanto tenerlo aperto.

Questo è quanto, per oggi.

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Un abbraccio,

Lucian Berescu

Foto: copertina tzejen; nel testo, canva.com.

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